sabato 9 aprile 2011

Diamanti ai porci, ovvero di come perdere la Bussola.

Ilvo Diamanti sbrocca ancora una volta nella sua rubrica "Bussole" (link) e ovviamente tutti gli altri scribacchini di Repubblica gli vanno dietro.
Sai la novità, direte voi.
Invece c'è qualche elemento che merita ancora di essere approfondito.

Dopo averci detto che i gggiovani italiani, poverini, sono tanto bravi e preparati ma non lavorano, se ne esce delle affermazioni che si possono così riassumere:
  1. Lavoro a vita = bello & giusto
  2. Lavori manuali = immigrati
  3. Finanza = merda
Soffermiamoci su ciascuno di questi.
  1. Che il lavoro a vita sia una bella cosa è vero solo per chi fa un lavoro appagante. Ora, senza tanti giri di parole, possiamo immaginare che il nostro Diamanti non sia mai stato in catena di montaggio o a lavorare la terra. Il che significa, banalmente, che è frocio col culo degli altri.
    Quanto al fatto che il lavoro a vita sia giusto, è insostenibile anche questo: un imprenditore sottoscrive un contratto di lavoro, non di matrimonio. Cazzo, ormai anche da noi il matrimonio si può rescindere, possibile che un imprenditore debba avere addirittura più responsabilità di un coniuge?
  2. Questa è una vera perla: gli immigrati fanno lavori manuali e guadagnano, i gggiovani italiani no e preferiscono rimanere disoccupati bruciando la ricchezza delle famiglie.
    Possibile che a Diamanti questo stia bene? Certo che sì. E' puro razzismo: "negro = manovale" nella testa di Diamanti. Dà per scontato che un bianco ariano italiano non possa fare un lavoro manuale. Che schifo, la camicia di Armani mi si sporca. Lasciamo che sia il negretto a sporcarsi le mani. Del resto quelli come lui hanno fatto gli schiavi per secoli, no?
  3. Qui Diamanti semplicemente dice: "non capisco il senso di questo lavoro, ergo non ha senso e chi lo fa ruba il suo stipendio".
    Peccato che quel che capisce lui sia irrilevante, e che la realtà sia tutto: in un libero mercato nessuno ti regala uno stipendio e fare "soldi con i soldi" (per citare Diamanti) è un lavoro di responsabilità [*] e come tale è pagato. Capisco la frustrazione del nostro Ilvo: "ma come, guadagna 1000 volte più di me che sto 10 ore il giorno in redazione per non fare niente! ladro! li voglio io quei soldi!". Ma la soluzione è una sola: studia e capirai perché lui guadagna 1000 volte più di te.
Ma il nostro Diamanti non è interessato ad informarsi, perché la non comprensione si accompagna ad un'altra cosa: all'invidia sociale.
L'invidia ti impedisce di informarti e capire: infatti se ci provi, sai che puoi scoprire che quello lì che fa "i soldi con i soldi" magari davvero vale nel mercato del lavoro 1000 volte più di te. E òla verità fa male, a nessuno fa piacere scoprirla o sentirsela dire.

E come lui una moltitudine di gente, compresa quella che oggi manifesta per le strade "contro la precarietà" (link), dimenticando ovviamente che lo sdoganamento dei contratti precari para-subordinati si è avuto con il primo governo Prodi.
Dimenticando ovviamente che l'alternativa alla precarietà è la disoccupazione.

Ma andiamo ad analizzare le storie che si leggono su Repubblica.
Vittorio Longhi segue Diamanti nello sbrocco ed arriva a dichiarare: "La flessibilizzazione del mercato del lavoro è uno dei fattori che più hanno contribuito alla crescita delle disuguaglianze a livello globale" (sic.) (link).
Ovviamente è una cagata ciclopica, di quelle che neanche Paviglianiti.
Le diseguaglianze globali, infatti, sono proprio quelle che si stanno riducendo [**] e questo proprio grazie alla globalizzazione che sta trainando fuori da povertà e sottosviluppo una fetta consistente di mondo.
Proprio quella globalizzazione che (giustamente) impoverisce noi sta arricchendo quelli che fino a ieri erano i morti di fame della terra. E la flessibilità che abbiamo qua in occidente è un effetto di questa globalizzazione: dal momento che noi occidentali non abbiamo il monopolio dell'intelligenza e delle competenze (lo pensa solo Ilvo Diamanti e quelli come lui, banalmente perché sono razzisti e sono rimasti al "bingo bongo"), ci stiamo trovando a dover competere con paesi emergenti che hanno un potenziale umano con intelligenze e competenze che non sono seconde alle nostre: questo significa che anche noi come singoli siamo più precari nel mercato del lavoro, perché il lavoro che facciamo noi venendo pagati 1000 lo può fare un indiano che viene pagato 100.
Pretendere uno stipendio "occidentale" oggi come oggi vuol dire chiedere uno stipendio fuori mercato, perché in India c'è uno che per quello stesso lavoro chiede un decimo di quanto pretendi tu.
Questo, a cascata, implica altre due cose:
  1. che o hai competenze che ti fanno davvero spiccare rispetto agli altri rendendoti difficilmente sostituibile con altri, incluso l'indiano che chiede un decimo rispetto a te, 
  2. oppure che devi accettare di essere precario e sostituibile in ogni momento perché è proprio questo ciò che sei, sostituibile (del resto, una azienda può legittimamente delocalizzare la sua produzione andando a trovare "materiale umano" a prezzo di mercato).
Se andiamo a vedere le testimonianze che Repubblica ci ammannisce quest'oggi (link), troviamo tutta gente che rientra nella seconda categoria.
Il netturbino con la laurea è uno che ha studiato cose che non lo rendono interessante per il mondo del lavoro. E' inutile lamentarsene, è l'effetto delle proprie scelte: ogni nostra scelta ha delle conseguenze e nonci si può lamentare di esse. Lamentarsene significa non capire come funziona il mondo e come si vive.
Andrea Brignoli della solita CGIL minaccia: "Prima o poi la rabbia dei laureati che fanno i custodi nei musei o gli addetti alle biglietterie, a esempio, scoppierà insieme a quella dello loro famiglie che hanno investito tanti soldi per dare ai figli un futuro migliore". C'è da preoccuparsi per questo arruffapopolo? No, è solo l'abbaiare alla luna di un cane pazzo.
Dietro queste minacce c'è il nulla, per almeno tre motivi: il primo è che in Italia non c'è una massa critica di giovani che possa sovvertire le cose. Noi non siamo l'Egitto, l'Algeria o la Tunisia, noi siamo in calo demografico. Chi sogna rivolte stile piazza Tahrir ha perso contatto con la realtà, come questo sbroccato della CGIL.
Il secondo motivo è che i gggiovani anziché fare la rivoluzione stanno banalmente bruciando i soldi della generazione precedente. Ci sono soldi per mantenerli a nella bambagia di Iphone e facebook ancora per decenni, passati i quali saranno troppo vecchi per cambiare le cose o impegnarsi nell'eversione [***].
La terza ragione è che anche per fare una rivolta servono competenze, altrimenti le rivolte vanno a finire male. Lo stiamo vedendo adesso in Libia, un cambio di regime non è così facile come si possa pensare. Bisogna studiare per "abbattere il sistema", non basta annunciarlo in un comizio [****]: le chiacchiere stanno a zero e le donne urlanti del "se non ora quando?" e i gggiovani precari de "il nostro tempo è adesso" sanno solo lamentarsi, gridare e nient'altro. Pessimi anche come eversivi in erba (buon per noi).

Non paga di tutta questa cacca che piove dall'alto, Repubblica sta raccogliendo "testimonianze online" di vite precarie (link). Sono tutte uguali, ve ne riassumo il template:
Laureato 110 e lode e supermaster, parlo 4 lingue tra cui l'esperanto, il sistema Italia non riesce a valorizzare le mie straordinarie competenze e faccio uno stage per cui devo pagare io. All'estero e guadagnerei milioni di €uro al mese, Italia merda, io me ne vado e col cazzo che torno, abbasso Berlusconi che è tutta colpa sua.
Domandina: ma se all'estero sei convinto che ci sia modo valorizzare le tue competenze, perché non te ne vai? Oggi chiunque può raggranellare qualche soldo e andare in Europa a cercare lavoro.
Se siete così convinti di saper competere nel mercato del lavoro di là fuori, perché non andate?
Risposta scontata: nessuno è convinto di quello che dice, lo scopo primario è lamentarsi e autoassolversi dai propri insuccessi.
Certo, se seguite quel link su riportato c'è anche qualche testimonianza di gente che è andata all'estero e ce l'ha fatta. Bene, tanto di cappello. Ma quello è semplicemente quel che va fatto se il mercato del lavoro italiano non vi piace.
Nessuno vi obbliga a vivere e morire qui. Andate pure, per sopravvivere bisogna sapersi adattare ai cambiamenti. Il problema non è chi va fuori e fa presente che fuori si sta meglio.
Il problema sono quelli che restano per lamentarsene: se la selezione ti ha infilato in un vicolo cieco, non puoi lamentarti, sei tu ad essere inadeguato al contesto[*****].
Lo credo anche io che il mercato del lavoro fuori, all'estero, sia migliore. Ma non per i motivi che credono i precari che oggi sono scesi in piazza. Il lavoro all'estero è precario come qui, ed i disoccupati di Gran Bretagna e Stati Uniti lo dimostrano.

Per finire, un commento al titolo di Repubblica: "generazione perduta".
"Ci  rubano il lavoro".
Qua non si sta assistendo alla perdita di una generazione.
Assistiamo al suo giusto ridimensionamento.
Qua non c'è nessun "furto di lavoro": per avere un lavoro bisogna saper fare qualcosa, bisogna impegnarsi per guadagnarselo.
Era il mondo di prima ad essere squilibrato, ad essere più ingiusto di quello di ora.
Certo, a noi occidentali ci è piaciuto, a noi italiani in particolare: posto a vita, pensione all'80% dell'ultima retribuzione, ricco tfr e casa di proprietà.
Aha.
E abbiamo creduto che bastasse avere questo per una generazione per trasformare tutto questo nella normalità.
Ma la normalità non è questa. La normalità è che chi nuota sopravvive, gli altri vanno a fondo.
Se c'è una generazione che non sa più nuotare (illusasi di non averne bisogno e di poter andare in panfilo come quella precedente) è solo naturale e normale che vada in pasto ai pesci.



 *                   *                   *



* La "responsabilità" è quella cosa che i giornalisti di Repubblica ovviamente non hanno (sennò non scriverebbero quello che scrivono) e che quindi non possono neppure capire. Tra l'altro, una delle ragioni per cui guardo con sospetto al welfare è che lo trovo deresponsabilizzante (lo avevo già accennato qua).
** Non lo dico io, lo dicono i dati. Qui il documento più interessante ed a seguire una tabella riassuntiva presa da wikipedia sull'aumento del reddito pro capite:
Rank  2050 Country 2050 2045 2040 2035 2030 2025 2020 2015 2010 2006 Percent growth from 2006 to 2050
1  United States 91,683 83,489 76,044 69,019 62,717 57,446 53,502 50,200 47,014 44,379 206%
2  South Korea 90,294 75,979 63,924 53,449 44,602 36,813 29,868 26,012 21,602 18,161 497%
3  United Kingdom 79,234 73,807 67,391 61,049 55,904 52,220 49,173 45,591 41,543 38,108 207%
4  Russia 78,435 65,708 54,221 43,800 34,368 26,061 19,311 13,971 9,833 6,909 1,137%
5  Canada 76,002 69,531 63,464 57,728 52,663 48,621 45,961 43,449 40,541 38,071 199%
6  France 75,253 68,252 62,136 56,562 52,327 48,429 44,811 41,332 38,380 36,045 208%
7  Germany 68,253 62,658 57,118 51,710 47,263 45,033 43,223 40,589 37,474 34,588 197%
8  Japan 66,846 60,492 55,756 52,345 49,975 46,419 42,385 38,650 36,194 34,021 196%
9  Mexico 63,149 49,393 38,255 29,417 22,694 17,685 13,979 11,176 8,972 7,918 797%
10  Italy 58,545 52,760 48,070 44,948 43,195 41,358 38,990 35,908 32,948 31,123 188%
11  Brazil 49,759 38,149 29,026 21,924 16,694 12,996 10,375 8,427 6,882 5,657 879%
12  China 49,650 39,719 30,951 23,511 17,522 12,688 8,829 5,837 3,463 2,041 2,432%
13  Turkey 45,595 34,971 26,602 20,046 15,188 11,743 9,291 7,460 6,005 5,545 822%
14  Vietnam 33,472 23,932 16,623 11,148 7,245 4,583 2,834 1,707 1,001 655 5,110%
15  Iran 32,676 26,231 20,746 15,979 12,139 9,328 7,345 5,888 4,652 3,768 867%
16  Indonesia 22,395 15,642 10,784 7,365 5,123 3,711 2,813 2,197 1,724 1,508 1,485%
17  India 20,836 14,446 9,802 6,524 4,360 2,979 2,091 1,492 1,061 817 2,550%
18  Egypt 20,500 14,025 9,443 6,287 4,287 3,080 2,352 1,880 1,531 1,281 1,600%
19  Philippines 20,388 14,260 9,815 6,678 4,635 3,372 2,591 2,075 1,688 1,312 1,553%
20  Nigeria 13,014 8,934 6,117 4,191 2,944 2,161 1,665 1,332 1,087 919 1,416%
21  Pakistan 7,066 5,183 3,775 2,744 2,035 1,568 1,260 1,050 897 778 908%
22  Bangladesh 5,235 3,767 2,698 1,917 1,384 1,027 790 627 510 427 1,225%
 Vedete da soli come stanno le cose: i paesi ricchi stanno al palo, quelli che ieri erano poveri crescono.
*** Il mito che a 40 anni arrivi una seconda giovinezza è solo un mito, infatti. A 40 anni arriva solo la disperazione per chi ha buttato i propri decenni migliori.
**** Quel che è successo in Libia è proprio questo. I ribelli hanno detto che Gheddafi è finito. La NATO e tutta la stampa occidentale hanno detto che Gheddafi è finito. Eppure Gheddafi è ancora lì: perché se non ci si impegna gli annunci sono inutili. 
***** Permane una interpretazione da "darwinismo dei poveri" per cui a sopravvivere alla selezione naturale sia il più forte. Non è affatto vero. Non è "il più forte", è il più adattabile, quello meglio inserito nell'ambiente che lo circonda. L'occhialuto nerd uscito da ingegneria meccanica con 110&lode sarà pure "il più forte" in base ai titoli accademici, ma se è asociale e poco adattabile finisce in pasto ai pesci come tutti gli altri.

Nessun commento:

Posta un commento