domenica 9 gennaio 2011

Algiers nights

Quel che sta succedendo ad Algeri in questi primi giorni del 2011 è una interessante cartina di tornasole dei rapporti di forza tra società civile e governi autoritari del Maghreb. Così dicono i soliti intellettuali "progressisti".
Ma della cosa, a noi occidentali, onestamente non ce ne deve fregare un cazzo.

Quel che ci deve interessare invece è trovare le analogie (se ce ne sono) tra la situazione di Algeri e la nostra, per trarre insegnamento da quel che sta accadendo.
Due begli articoli sulla Stampa di Torino (1 & 2) secondo me danno bene il quadro della situazione.

Disoccupazione e pasto gratis: il problema (comune all'Algeria come all'Occidente intero) e la soluzione che le masse di nuovi morti di fame desiderano (perché è la soluzione, per loro, meno impegnativa), rispettivamente.

La realtà è che l'Algeria ha i medesimi problemi del'Italia: una gioventù cresciuta nella bambagia con la convinzione che avrebbe ereditato (come per magia) un avvenire migliore di quello dei propri genitori.
Una gioventù poco dinamica, poco imprenditoriale, poco preparata e che in generale non si pone mai il problema "cosa so fare per guadagnarmi il pane?", bensì si aspetta come per magia che sia lo stato a far calare dall'alto il pane per tutti.
Il pasto gratis insomma.

In Algeria nel senso letterale del termine. In Italia col posto fisso, preferenzialmente in una Pubblica Amministrazione così si è liberi di non fare un cazzo.

L'Algeria ha i medesimi problemi italiani ma più in grande: se da noi questa gioventù è minoranza e si limita a mettere una bomba carta sotto agli uffici della Lega Nord o a fare casino per la riforma Gelmini, in Algeria è una maggioranza tale da portare a vere e proprie rivolte ed assedi ai quartieri della gente civile.

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