sabato 5 marzo 2011

Βίοι Παράλληλοι

Cosa significa oggi essere colti in Italia? Significa aver passato 13 anni a scuola a sentire parlare gente mediamente sfigata che prende 1200€ al mese [1]. 13 anni a sentirsi raccontare la novellina della costituzione antifascista, dei partigiani buoni che da soli hanno liberato l'Italia dall'oppressione nazifascista e tutta un'altra enorme serie di panzane. 13 anni con dei dipendenti pubblici che ti plasmano a modo loro, perché tu uscito dalla scuola desideri essere un dipendente pubblico come loro.
E se sei abbastanza lecchino e mansueto avrai il tuo 100 di ordinanza [2] con cui andare all'università per fare filosofia o scienze politiche da cui uscirai col tuo 110&Lode di ordinanza.
Tutto questo mentre il nostro acculturato uomo di sinistra si sarà interessato alla politica, sottoscrivendo 30 appelli online il mese, tutti, anche quelli di MicroMega e NanoGiga. Fa le sue preziose marce per la pace ed i girotondi per la costituzione [3], va alle manifestazioni dei centri sociali e alle fiaccolate contro berlusconi e la mafia.

Ecco, prendiamo atto che l'uomo di centrodestra mediamente non ha questo vissuto.
L'uomo di centrodestra avrà mediamente schifato l'istruzione tradizionale. Sarà abituato anche mentalmente a farsi da sé, a non contare sullo stato né sugli altri per la propria riuscita.
Magari ha mollato la scuola a 16 anni e non saprà citare a memoria Wilde o Baudelaire, ma avrà vissuto più autonomamente dei borghesucci figli di papà che oggi sono la creme intelletuale della sinistra. Non andrà a dibattere con Flores D'Arcais sulla storia della filosofia orientale, ma saprà come campare e fare soldi senza parassitare sullo stato e sugli altri.
E' disinteressato di politica perché sa che la politica poco può fare per migliorare la sua condizione. Sa che quel che la politica potrebbe fare, nella realtà non viene mai attuato, e come tale ripone fiducia solo in se stesso. Sarà anche mediamente più felice perché non si aspetta che lo stato o qualche altro deus ex machina intervenga nella propria vita per aiutarlo.



[1] Sono figlio di un insegnante statale. E sì, posso dire che gli insegnanti sono mediamente degli sfigati incolti ed ignoranti. Gente che mediamente non vale niente e passa il tempo a rodersi dei propri fallimenti.
[2] Sono passato con 100 al liceo. E sì, posso dire che il modo più semplice per andare bene nella squola pubblica è non contestare, non approfondire, non criticare.
[3] Io ad uno dei primissimi c'ero, assieme a Pancho Pardi ed altra gente del genere. Posso dire che sono una delle cose più inutili del mondo, servono solo a chi ci va per sentirsi moralmente superiore agli altri. Potrebbero interessare ad un naturalista per fare una analisi antropologica, semmai.

12 commenti:

  1. Ma cos'è, l'apologia dell'ignoranza?

    Giovanni Climacus

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  2. No.
    E' l'apologia del fare sul lamentarsi.
    Non è colpa mia se (mediamente) più uno studia più si lamenta e meno fa.
    E' una delle distorsioni del nostro sistema dell'istruzione, che sforna solo dottori di ricerca che non sanno fare niente che possa servire a qualcuno. All'estero non è affatto così.

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  3. Be', forse frequentiamo ambienti diversi, ma non mi risulta. Mi sembra che produttività e studio vadano a pari passo. Insomma, qualcuno dovrà pur ragionare sulla filosofia orientale, no? E nessun manager d'azienda, giusto per andare in un ambito che ti possa suonare concreto, mi pare sia nato da solo e senza studio (salvo lavori in un campo un tantino meno onesto). E quell'uomo che "ripone fiducia solo su se stesso", mi sembra un pochetto sfruttato, no trovi anche tu? Non concepisce un deus ex machina, ma perchè non lo voglia, ma perchè non ritiene di dover essere salvato. Eppure lavora ai call center per 400€ mensili se gli va bene. Disinteressato? No, rassegnato.Se ammazziamo la cultura, che diavolo ci rimane?

    Giovanni Climacus

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  4. Produttività e competenza vanno di pari passo, ma competenza e studio no, affatto.
    Il rassegnato in un call centre è uno che ha riposto fiducia in una persona che non la merita, ovverosia se stesso.

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  5. La competenza si acquisisce con lo studio, se si è persone capaci, è ovvio. Altrimenti è studio buttato, ma peggio per me direi.

    Se io non merito fiducia, chi la merita? Non ho diritto ad una vita dignitosa? Non ho, ancora meglio, diritto a conquistarmela? A spaccare le bolas del padrone? Insomma, dovrei rassegnarmi solo perchè qualcuno ha deciso che io non valgo? Ho l'esigenza e il diritto ad esistere senza essere sfruttato. Si tratta solo di passare dalle parole ai fatti.

    Giovanni Climacus

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  6. Ognuno a diritto a provare a conquistarsi la vita che più desidera.
    Ma se a 30 anni si finisce nel call centre e non si trova niente di meglio, significa una cosa sola: che si è fallito.

    Del resto, non sono certo stato io a dire a mandrie di gggiovani di studiare relazioni internazionali a Camerino o parapsicologia della nerchia a Monculi.
    C'è chi l'ha fatto però, ed ora si lamenta di stare nel call centre: peggio per lui.

    La gente che vale, indipendentemente da quanto ha studiato, un modo per cavarsela ed eventualmente emergere lo trova.
    I cazzoni (che sono la maggioranza) no.

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  7. Oh be', a parte che far coincidere fallimento individuale con agiatezza economica mi sembra piuttosto ristretto, è pur vero che se non si mangia e si vive adeguatamente ai propri bisogni è difficile essere soddisfatti.

    Certo, concordo che chi è causa del suo mal pianga se stesso. Il problema è che di solito la causa del nostro mal non siamo noi, ma altri.

    Il tuo è un modo di vedere, secondo me, troppo ottimista, e che non tiene conto dei rapporti di potere che incatenano le persone. Non è che il proletario è tale perchè spazzatura, solo che viene destinato a divenire tale, e da solo può fare ben poco per risolvere il problema. Non è che io non valga, ma che non posso farmi valere. E a questo punto, per spezzare queste dannate catene, non è legittima anche la ribellione? O mi devo rassegnare a farmi sfruttare "perchè si"?

    Spero concorderai, in ogni caso, che perchè il proprio valore sbocci, lo studio è necessario. Come posso essere un bravo manager, se non ho mai toccato un libro di economia? O un bravo filosofo se manco so chi è Nietzsche? Un elettricista capace se non so cosa sia una resistenza? Ma, se qualunque impegno io possa mettere e qualunque capacità possieda, non riesco ad emergere, magari il problema è nella società. E forse urgerebbe cambiarla.

    Giovanni Climacus

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  8. * Credere che il problema stia fuori di noi mi è sempre parso pericoloso.
    Il motivo è che il singolo è sempre tendenzialmente autoassolutorio, e questo bias va combattuto.

    * Lascia perdere il proletario, oggi nelle società occidentali chiunque può studiare fino ad ogni grado di studi.
    Il problema è che c'è chi si laurea in qualcosa di spendibile e c'è chi fa sociologia a Camerino.

    * Studiare non significa necessariamente passare dai canali ufficiali dello studio.

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  9. * Il problema, tecnicamente, è sempre fuori di noi. Il nostro, unico, grandissimo problema è la mancanza di forza per eliminare sto problema.

    * Be', il discorso del "proletario" si può estendere anche alla globalità. Sacche di benessere son possibili solo a fronte di una vasta miseria globale. Ma anche all'interno dei paesi occidentali, esistono gravi diseguaglianze sociali e mancanza di parità di occasioni.

    * Ovviamente. Ma sempre studio rimane, qualunque sia il canale usato.

    Giovanni Climacus

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  10. Il dinosauro che si estingue non ha da incazzarsi con la natura, è lui che inadatto.

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  11. Il dinosauro non so, ma ogni uomo, ridendosene della natura, ha il diritto di sopravvivere e vivere dignitosamente.

    Giovanni Climacus

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  12. I diritti di cui parli si scontrano con la realtà dei fatti.

    I diritti sono un prodotto dello stato di diritto, e questo è un prodotto della realtà dei fatti.

    Ad esempio, se anche la costituzione garantisse il diritto a fare i week end sulla luna, la realtà dei fatti frustrerebbe questo diritto.
    Allo stesso modo, la costituzione nel garantire il diritto al lavoro parla di cose che non sono sostenibili. Fa il passo più lungo della gamba.

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