venerdì 29 aprile 2011

Micro & Macro

Sono stato accusato di essere incoerente: ho difeso Berlusconi dallo sdegno moralista delle femministe e poi mi sono permesso di parlare di morale, etica, giustizia e responsabilità individuale.
Un chiarimento quindi è d'obbligo.

Il chiarimento passa da una osservazione preliminare: separare i fenomeni su larga scala da quelli che avvengono a piccola scala.
Separare il macro dal micro, insomma.

Partendo dal micro, sono personalmente convinto che l'etica personale sia un valore da difendere.
Ognuno, immagino, avrà il suo set di valori più o meno esteso e rigido, e modificabile nel tempo.
Ci sono che, se fatte o anche solo ideate, trasformano una persona (per quanto intelligente essa sia) in un verme. Quelle cose, insomma, che se facessi mi farebbero sputare allo specchio quando mi faccio la barba.


Semplicemente, non pretendo che la gente si adegui alla mia etica: visto che io sono da solo e là fuori ci stanno 6 miliardi e passa di persone, sarebbe del tutto ridicolo che io lo pretendessi.
E forse non sarebbe neppure giusto: l'etica nasce da una libera scelta, senza la libertà di scegliere cosa fare (anche in male) se ne va il senso dell'etica e la sostituisce con la legge come in una teocrazia: peccato = reato.
Io rifiuto l'equazione di cui sopra proprio perché credo nell'etica individuale.

Come dicevo, però, non pretendo che il mondo segua quel che penso io.
Per me, insomma, il mondo "macro" fatto di rapporti di forza ingiusti e brutali è del tutto separato dal mondo "micro" fatto di etica individuale (che poi questa etica sia rispettata o no, è del tutto irrilevante nel mondo "macro" *).

Stupisce questo? Fino ad un certo punto.
Se guardate al mondo delle scienze esatte, scoprirete che si sanno calcolare abbastanza bene le proprietà atomiche, un po' peggio le proprietà delle piccole molecole (che, diciamo, sono aggregati di atomi) e c'è un grosso vuoto di conoscenze su ciò che sta tra le molecole di medie dimensioni e gli esseri viventi più piccoli, i batteri, che sono indicativamente 100000 volte più grandi di un atomo.
Che vuol dire? Che tra il molto piccolo ed il molto grande non si sa nel dettaglio cosa avviene e cosa cambia.
Certo, è concettualmente confortante sapere che anche i batteri obbediscano alle leggi che regolano il comportamento di atomi e molecole. E' così in effetti.
Ma non sappiamo descrivere un batterio a partire dagli atomi o dalle molecole che lo compongono.
Non per il momento, almeno.

C'è una differenza di scala troppo grande, ergo per descrivere un batterio si ricorre a nuovi paradigmi interpretativi.

La stessa cosa faccio io nel passare dall'etica individuale all'a-moralità della politica: per giudicare la politica uso un paradigmi di valutazione che non sono l'etica individuale.

Proprio per questo, non chiedo che lo stato sia etico, non chiedo che Berlusconi sia moralmente retto, non chiedo niente di tutto questo.
Alla politica chiedo solo di rispondere ai problemi del paese, perché, in una nazione in cui la sovranità appartiene al popolo, la politica esiste solo per rispondere a questi problemi.

Proprio per questo in tema di lavoro, pur riconoscendo che il nostro sistema produttivo sia gestito su larga scala da della gente non meritevole (esempino), non esito a porre il problema di che cosa fanno i singoli per cavarsi fuori dalla situazione di merda in cui ci veniamo a trovare.

Le colpe sistemiche non assolvono dagli errori individuali.
E chi gestisce il sistema non può essere accusato (nel suo ruolo pubblico) in base a colpe individuali.


* Sono intimamente convinto che anche in un mondo fatto esclusivamente di persone eticamente rigide continueremmo a vedere guerre e devastazioni.
Questo perché l'etica ti dice di fare la cosa giusta, ma questa cosa giusta qualunque essa sia farà del male a qualcun'altro. Questo perché siamo esseri distinti: il bene per me e chi mi sta intorno farà dal male ad altre persone.

giovedì 28 aprile 2011

Perché i precari sono sottopagati?

Per come la vedo io, il fatto che il precario sia pagato uno sputo è dovuto a due cause.

  1. La prima, è che il nostro mercato del lavoro da paese del terzo mondo non ha un gran bisogno di figure qualificate.
    Se per fare l'operatore del call centre basta la terza media, capisci che questo livella verso il basso le competenze richieste. Puoi essere Einstein, ma per quel lavoro corri il rischio di vederti fregare il posto anche da signori nessuno.
    Anche se sei Einstein, questo non è un valore aggiunto per svolgere quel lavoro.
  2. La seconda, è che chi si immette oggi nel mondo del lavoro è mediamente impreparato e demotivato.
Entrambe le cose fanno sì che chi cerca lavoro (principalmente i giovani) sia sostituibile senza troppi problemi: la precarietà e la paga misera sono una conseguenza dell'essere facilmente rimpiazzabili in ogni momento, ovvero sia dal non portare con sé alcun valore aggiunto.

Certo, lo stato può intervenire legislativamente e stabilire per legge che il precario debba essere pagato di più.
Ma è un guaio se succede: quando lo stato cerca di opporsi al mercato generalmente ottiene effetti devastanti: in questo caso ovviamente penso al lavoro nero come scappatoia alle regole dello stato.

*  *  *

La seconda questione è cosa succederà quando i soldi di mamma e papi saranno infine esauriti, sia per i singoli sia per il nostro sistema industriale.

  1. Per i singoli la naturale prosecuzione di questo stato di cose è un ridimensionamento dei propri consumi. Quanto grave non si dirlo. Qualcuno farà la fame, immagino, ma alla soglia della sopravvivenza la maggioranza della popolazione ci arriverà (certo, a meno di non voler continuare a cambiare cellulare ogni 6 mesi).
  2. Per le aziende sarà guardare ai mercati esteri, in primis a quelli dei mercati emergenti di oggi (BRICs) e di domani (Vietnam? Indonesia? Turchia?).
Io mi immagino che accada questo in assenza di nuovi fattori esterni che al momento non so come considerare.

Tra i possibili fattori esterni negativi ci può essere una crisi energetica: i paesi OPEC stanno prendendo per il culo il mondo sull'effettiva consistenza delle loro riserve petrolifere e se domani si dovesse scoprire che in realtà sono un decimo di quanto essi dichiarano saremmo nella merda nera.
Anche perché, con la crescita economica cinese, già adesso i prezzi dei beni primari stanno esplodendo.
La Cina del 2020 potrà comprare petrolio anche a 300$ il barile. L'Italia del 2020 potrà farlo?

Tra i possibili fattori esterni positivi c'è un rilancio delle attività economiche nella sponda sud del Mediterraneo.
Attualmente non si sa in che direzione stiano andando le rivolte arabe, ma se andassero verso una liberalizzazione della società e del mercato l'Italia avrebbe ovviamente una posizione favorita come hub commerciale.

mercoledì 27 aprile 2011

Two hit combo!

Quando il solito cazzaro di internet vuole smontare quel che dici, può ricorrere ad una tattica sempre vincente che ora vi illustro.
  • Se sostenete una tesi basata sulla vostra personale esperienza, il cazzaro dirà che la vostra esperienza non conta nulla perché non è statisticamente significativa.
    Per esempio, se dite che Caracas è una città sporca, insomma, vi accuseranno di non averne visitato ogni angolo possibile ed immaginabile e che pertanto non siete abilitati ad emettere siffatto giudizio.
  • Se, viceversa, sostenete una tesi basata sul vostro approfondito studio su testi autorevoli verrete demoliti perché vi manca l'esperienza personale.
    Ad esempio, se provate a criticare la dittatura fascista ci sarà inevitabilmente qualche cazzaro che vi dirà che suo nonno gli ha raccontato che si stava tanto bene e che i treni arrivavano in orario, e che voi non siete abilitati ad emettere un tale giudizio perché non avete visto coi vostri occhi le meraviglie mussoliniane.
Come capite non c'è modo di uscire da questo loophole: a meno che non siate nella rarissima condizione di avere una esperienza personale vastissima e fare ricerca di avanguardia proprio sul tema di cui parlate.

In realtà un altro modo di uscire da questo vicolo cieco esiste:  mandare a fanculo le teste di cazzo.
Purtroppo funziona meglio nella vita reale che su internet, ahinoi.

domenica 24 aprile 2011

Limes helveticus

Oggi prendo due piccioni con una fava raccontandovi di una persona con i controcoglioni.

Lo scorso venerdì di pasqua è venuto a trovarci in laboratorio uno dei nostri che "ce l'ha fatta". Lo chiameremo "Carlo" per mantenere un certo anonimato visto che so che alcuni conoscenti frequentano questo blog.

Ovviamente ad attendere Carlo c'erano solo gli sfigati precari come noi, visto che quelli col posto fisso erano già in vacanza da giovendì e non li rivedremo prima di venerdì.

Dovete sapere che Carlo ha tentato di entrare nel perverso sistema del Ph.D. nostrano, dove sostanzialmente devi chiedere ad un prof. di farti vincere un concorso per una borsa di 11000€ netti l'anno per 3 anni. Se il prof dice di sì allora truccherà il concorso in modo da farti vincere: nel caso di Carlo, questi si è rivolto ad un prof. locale evidentemente non così potente come ci si poteva aspettare e non ha così avuto alcuna borsa, nonostante sia una delle persone più intelligenti e con voglia di fare [1] tra quelli che il nostro dipartimento abbia fatto laureare negli ultimi 5 anni, perlomeno.
Ma proprio perché Carlo è intelligente ed ha voglia di fare è andato dal guru internazionale del nostro settore di ricerca, che attualmente si trova in un ateneo della svizzera italiana. Carlo è andato a parlarci ed ha convinto questo capoccia svizzero (ma nato in Italia) a farsi dare una borsa di dottorato, circa 28000€ l'anno per 4 anni.
Ha mollato tutto, ha salutato i vecchi amici [2], si è preso in affitto una stamberga nel Ticino e da 4 mesi è una delle nuove promesse del suo settore di ricerca. Certo, è appena all'inizio, ma se volete scommettere su un cavallo vincente, scommettete su di lui.

Insomma, Carlo ha fatto come dovrebbero fare quelli davvero innamorati della ricerca: andare a farla col migliore sulla piazza, che inevitabilmente sta fuori dall'Italia.

La cosa divertente è che Carlo, essendo in Ticino dove si sono di recente tenute delle elezioni che hanno visto un boom di voti per la Lega dei Ticinesi [3] capitanata da tale Giuliano Bignasca, ne ha raccontate delle belle [4].
Dovete sapere che il Ticino ha un problema: ha circa 60000 disoccupati su una popolazione di 350000 abitanti, ma ha anche circa 40000 frontalieri italiani che ogni mattina varcano il confine con la svizzera per andare a lavorare lì e poi tornarsene a sera in Italia.
Questa cosa ai ticinesi, in particolari quelli che votano Bignasca, non sta affatto bene: perché quei 40000 posti di lavoro non vanno ai prodi lavoratori svizzeri?
Le risposte a questa comprensibile domanda sono a loro volta altre due domande:
  1. Il prode lavoratore ticinese ha un qualche valore aggiunto? E' più competente, è disposto a farsi il mazzo a lavorare, ha un profilo che corrisponde alle figure che cerca il mercato del lavoro del Ticino?
  2. C'è una legge che "blinda" il confine italo-svizzero a tutela dei lavoratori svizzeri?
La risposta alla seconda domanda è no, la Confederazione Elvetica è dentro il trattato di Schengen e quindi non può impedire a degli onesti lavoratori italiani di andare a fare il loro mestiere in Svizzera.
La risposta alla prima domanda è sotto gli occhi di tutti, anche senza scomodare Aldo, Giovanni e Giacomo [5]: il ticinese medio non ha nessun valore aggiunto rispetto all'italiano medio. Anzi, generalmente il frontaliero italiano è in possesso di titolo di studio superiore al ticinese.
Il caso di Carlo che a 24 anni, laurea scientifica da 110 & Lode va a lavorare col guru mondiale di quella disciplina passando avanti alla "meglio gioventù" luganese ne è un esempio: è stato preso lui non perché "costa meno" (tutti i dottorandi costano uguale agli atenei svizzeri), ma banalmente perché indicato da un professore coi controcoglioni che ha selezionato proprio lui tra i tanti che chiedono di entrare nel suo gruppo.

In compenso, però, il ticinese medio viene pagato più dell'italiano medio che in svizzera ci lavora.
Certo, potremmo dire che le aziende ticinesi se ne approfittano: sfruttano manodopera a costo più basso. Ma lo stesso discorso si può ovviamente ribaltare: cercano manodopera a costo di mercato e per questo prendono l'italiano. Lo stipendio che esige il ticinese è "fuori mercato".
Già sento l'obiezione: "ma il ticinese deve affrontare spese maggiori perché il costo della vita in Svizzera è più alto". E' una obiezione in larga parte falsa: il costo della vita a Bellinzona o Lugano non è maggiore di quello di Milano, Roma, Venezia o Firenze. Ci sono beni che a Lugano costano di più, in compenso altri costano meno, a partire dalla benzina (e ricordo che avere un basso prezzo della benzina a catena rende più bassi i costi di ogni merce trasportata su gomma). Inoltre, i frontalieri non è che vengono pagati con perline come gli indios americani, vengono pagati un buon 80% di quel che prende un ticinese.

Il ticinese medio dovrebbe fare ciò che dovrebbero fare tutti coloro che strutturalmente non trovano lavoro: ridimensionarsi.
Se il ticinese medio pretende 100 e l'italiano medio pretende 80, a parità di prestazione erogata ciò significa che il ticinese crede di avere un valore aggiunto che non ha, e deve ridimensionare se stesso e le proprie attese. Altrimenti...

... altrimenti succede quel che sta succedendo adesso: un partito razzista decide che il ticinese è lavato con perlana e il frontaliero è brutto e sporco e propone di ripristinare i controlli alla frontiera.
Ma come, e Schengen?
Be', si può aggirare. Come? Schengen autorizza gli stati membri a fare controlli a campione su chi entra. Basta moltiplicare i controlli a campione e renderli lunghissimi: Bignasca parlava di 3 ore di fermo di polizia per i controlli, che ovviamente renderebbero il frontaliero non più appetibile al datore di lavoro svizzero.
Immaginate voi stessi che ogni mattina partite da Lecco o da Sondrio per raggiungere il vostro lavoro in Svizzera, sperando col cuore in mano che non vi rifermino per l'ennesima volta alla frontiera facendovi arrivare 3 o 4 ore in ritardo con conseguente licenziamento.

Cosa ci insegna questo? Ci insegna che sono all'opera delle forze che vogliono mettere un cappellaccio di merda sul libero mercato, sulla libera circolazione dei lavoratori e, più in generale, sulla libera competizione.
Almeno i sinistri dichiarano di farlo per scopi "umanitari". Il problema è che queste forze corporative agiscono per discriminazione razziale [3] e vogliono stabilire a tavolino che in venusiano vale di più del marziano.
A stabilire chi vale di più dovrebbe essere il mercato, ma Bignasca & Co. vogliono deciderlo loro.
Facciano.
A rimetterci dalla chiusura è sempre chi si chiude. Oh, certo: nel breve periodo chi ci rimette è l'italiano che perde il lavoro. Ma nel lungo periodo chiudersi vuol dire perdere competitività. Gli USA non sono certo una superpotenza economica perché hanno ristretto l'immigrazione ai soli WASP: basta andare nella Silicon Valley o in un qualunque ateneo della Ivy League per vedere che chi traina l'innovazione americana ha avuto molto probabilmente origini tedesce e italiane (un tempo) o asiatiche (oggi).
Così come il capoccia di Carlo in realtà è nato ben al di sotto della latitudine di Milano: ha portato prestigio e capitale umano nell'ateneo svizzero presso cui lavora. Con i controlli di 3/4 ore probabilmente oggi quell'ateneo svizzero sarebbe ben più a fondo nel ranking mondiale.

Insomma, il razzismo non è solo una merda per ragioni etiche.
Quello dipende dall'etica di ciascuno: Maroni, Bossi, Cota e Bignasca hanno evidentemente un'etica diversa da chi scrive su questo blog e più affine a quella del buon vecchio zio Adolf. Vabbe'.
Ma a capire che a chiudere le frontiere all'immigrazione qualificata ci si rimette, possono arrivarci perfino loro.

*    *    *

1) Per intendersi, a 24 anni appena laureato si è inventato un progetto di ricerca tutto da solo, quando io e i nostri docenti scuotevamo la testa dicendo "questo è impossibile, non si può fare"... Invece in appena 4 mesi di "lavoro" senza borsa ci ha dimostrato coi fatti che quel che voleva ottenere era possibile.
2) Ma non per questo ha mollato la sua ragazza: ogni 2 settimane il venerdì sera si prende il treno e torna da lei a 400 e rotti km di distanza. Se avete paura di andarvene perché le vostre ragazze vi mettono le corna, il problema non è dell'andarsene, è che il rapporto con la vostra lei non funziona. I rapporti solidi funzionano anche ad una ragionevole distanza.
3) Insomma, sono quelli che chiamano Maroni, Bossi e Cota "terroni", per capirsi. Per quanto uno sia bianco, ci sarà sempre qualcuno più bianco di te che ti apostroferà come "negro di merda".
4) Oltre, ovviamente, agli aneddoti alla difficoltà di reperire un appartamento in Ticino: la metà degli affittuari appena scopre che sei italiano ti riattacca in faccia.
5)

sabato 23 aprile 2011

Fasciocomunisti?

La cosa piu spiacevole della lista "fasciocomunista", a parte il nome davvero infelice, e' che mi sembra che abbia trovato come elemento unificante l'antiberlusconismo.
Per me, che credo che destra e sinistra debbano collaborare per superare questa fase politica dominata da Berlusconi, e' il modo migliore per prendere il peggio di entrambi gli schieramenti.
20 anni di Berlusconi ci dovrebbero avere insegnato una cosa: non si batte Berlusconi con l'antiberlusconismo.
Non solo perche' e' minoritario nel paese.
Non solo perche' l'antiberlusconismo e' un collante che puo' saltuariamente far vincere le elezioni ma non serve a governare.
Non solo per questo.
Anche perche' costruire tutta una politica contro Berlusconi significa continuare a dare a Berlusconi l' "iniziativa strategica" su tutto.
E' anni che Berlusconi a giorni alterni dice una bestialita' (giudici subumani, sinistri coglioni, atei froci e via cosi') e i Fassino o i Bersani gli fanno da controcanto. Il risultato e' che quel che dice Berlusconi si amplifica anziche' essere derubricato per quello che e': una sparata vuota di un leader politico che non ha nulla da dire agli italiani.

Se Berlusconi monopolizza il dibattito politico e' anche perche' gli antiberlusconiani, dandogli corda, danno importanza a quello che dice.
Berlusconi si demolisce coi fatti, non replicando in Tv alle sue esternazioni.
E quando c'era da mettere in campo i fatti non ho visto nulla: una legge sul conflitto di interessi, sul monopolio dell'informazione, una legge elettorale decente... nulla di nulla.
Solo le battutine dei Bersani e dei Di Pietro.

venerdì 15 aprile 2011

Holographic principle

Volevo scrivere delle parole di Asor Rosa sul Manifesto (link), in cui si invocava il colpo di stato contro Berlusconi.
Ma Stefano Menichini su Il Post mi ha battuto sul tempo ed ha detto tutto quel che andava detto sulla questione (link).

Be', oddio, quasi tutto quello che andava detto.

Quel che manca è una analisi delle prospettive future: dove può andare una sinistra che inneggia al golpe e considera umanamente inferiore la parte avversa?
Dove può andare una destra che per 17 anni è stata monopolizzata da un uomo intento solo a fare i propri comodi?
E tutti gli altri, che non si identificano in nessuna delle due parti, come possono proporre qualcosa di nuovo in un sistema politico che è ingessato e sorretto da complicità ed amicizie spesso oltre la sfera della legalità?
Qual è il futuro che ci attende, e cosa dovremmo fare per evitarlo?

domenica 10 aprile 2011

Abbattiamo la casta!

Ma anche no.

In Italia ci sono degli sprechi con cui si arricchiscono pochi privilegiati. La "casta".
Può essere il consigliere comunale che sistema il nipote in ufficio, il geometra del catasto che prende tangenti o il barone universitario che trucca i concorsi. Ci siamo capiti.
Ora, per diversi anni abbiamo creduto che la "casta" fosse il problema.
Se eliminiamo la "casta" - abbiamo pensato da sinistra - poi tutto si risolve e troviamo i fondi per ripartire come una volta.
Il problema è che questo non è vero, e per diverse ragioni.

La prima ragione è che dentro la casta ci stanno tutti.
Il che significa che la casta è politicamente imbattibile, perché comprende l'intero spettro politico italiano.
In questo senso Grillo  ha capito che "da dentro" la casta non possono nascere le forze che la abbatteranno, ma quel che Grillo non ha capito (o fa finta di non capire) è che questo non è possibile neppure da fuori. Quelli che una volta erano di Potere Operaio e volevano abbattere "il sistema" ora sono professori ordinari negli atenei italiani, non so se rendo l'idea. Quelli di Potere Operaio tiravano pietre e molotov e si prendevano le manganellate della polizia, fanno sembrare i "grillini" di adesso dei frocetti da web 2.0

La seconda ragione, è che il mondo è cambiato ed eliminare la casta non basterebbe più.
Come faccio a dirlo? Semplice, l'Italia è dentro un declino che comprende tutto l'Occidente. Noi stiamo messi peggio degli altri per via della "casta", del nepotismo, della mafia, della corruzione ecc ecc.
Ma i nostri vicini europei che pure non hanno questo fardello stanno nella merda quasi quanto noi.

Chi vuole abbattere la casta al fine di tornare ai livelli di ricchezza diffusa nella fine degli anni '90 sta compiendo un grave errore di valutazione e non osserva cosa succede fuori da questa striminzita penisola.

L'unica cosa che, paradossalmente, può abbattere la casta sono i tagli alla spesa pubblica.
La casta dei baroni universitari tra 10 anni sarà molto meno potente di ora perché sarà stata sterminata dai tagli.
La bestia non si affronta da dentro o sfruttando altre bestie. La bestia si deve affamare.

Destra e sinistra per me pari sono

E invece no.
Esiste ancora una differenza tra destra e sinistra.
E' anche un bene, perché significa che la dialettica politica ha ancora un senso.

La mia idea è che la politica debba solo fornire le regole della libera competizione tra individui e far funzionare la macchina dello stato. Macchina che deve limitarsi ai compiti essenziali: difesa, ordine pubblico, infrastrutture, amministrazione della giustizia. Nulla di più e nulla di meno.
Invece, in Europa e sempre più anche in America, si è caricato lo stato di funzioni gravose (pensioni, sanità, istruzione) che non è in grado di espletare e che dovrebbero spettare ai cittadini singoli.
Non solo.
Quelle stesse funzioni limitano la mia libertà.
Se io non voglio l'istruzione pubblica sono costretto a pagare l'istruzione due volte.
Se io non voglio la sanità pubblica sono costretto a pagarla due volte.
Non sono limitazioni da poco.
Avete sentito l'ultima sentenza della cassazione? Niente trapianti con scarsa possibilità di successo ai malati terminali. Ma se tu comunque volessi giocarti il tutto per tutto e rischiare? Lo stato non te lo concede, perché un giudice ha deciso chi deve vivere e chi deve morire. E allora devi andare in una clinica privata pagando ex novo una prestazione medica che avresti già pagato con le tue tasse.
E' giustizia questa?
Il welfare crea più ingiustizie di quante non ne voglia sanare.

sabato 9 aprile 2011

Diamanti ai porci, ovvero di come perdere la Bussola.

Ilvo Diamanti sbrocca ancora una volta nella sua rubrica "Bussole" (link) e ovviamente tutti gli altri scribacchini di Repubblica gli vanno dietro.
Sai la novità, direte voi.
Invece c'è qualche elemento che merita ancora di essere approfondito.

Dopo averci detto che i gggiovani italiani, poverini, sono tanto bravi e preparati ma non lavorano, se ne esce delle affermazioni che si possono così riassumere:
  1. Lavoro a vita = bello & giusto
  2. Lavori manuali = immigrati
  3. Finanza = merda
Soffermiamoci su ciascuno di questi.
  1. Che il lavoro a vita sia una bella cosa è vero solo per chi fa un lavoro appagante. Ora, senza tanti giri di parole, possiamo immaginare che il nostro Diamanti non sia mai stato in catena di montaggio o a lavorare la terra. Il che significa, banalmente, che è frocio col culo degli altri.
    Quanto al fatto che il lavoro a vita sia giusto, è insostenibile anche questo: un imprenditore sottoscrive un contratto di lavoro, non di matrimonio. Cazzo, ormai anche da noi il matrimonio si può rescindere, possibile che un imprenditore debba avere addirittura più responsabilità di un coniuge?
  2. Questa è una vera perla: gli immigrati fanno lavori manuali e guadagnano, i gggiovani italiani no e preferiscono rimanere disoccupati bruciando la ricchezza delle famiglie.
    Possibile che a Diamanti questo stia bene? Certo che sì. E' puro razzismo: "negro = manovale" nella testa di Diamanti. Dà per scontato che un bianco ariano italiano non possa fare un lavoro manuale. Che schifo, la camicia di Armani mi si sporca. Lasciamo che sia il negretto a sporcarsi le mani. Del resto quelli come lui hanno fatto gli schiavi per secoli, no?
  3. Qui Diamanti semplicemente dice: "non capisco il senso di questo lavoro, ergo non ha senso e chi lo fa ruba il suo stipendio".
    Peccato che quel che capisce lui sia irrilevante, e che la realtà sia tutto: in un libero mercato nessuno ti regala uno stipendio e fare "soldi con i soldi" (per citare Diamanti) è un lavoro di responsabilità [*] e come tale è pagato. Capisco la frustrazione del nostro Ilvo: "ma come, guadagna 1000 volte più di me che sto 10 ore il giorno in redazione per non fare niente! ladro! li voglio io quei soldi!". Ma la soluzione è una sola: studia e capirai perché lui guadagna 1000 volte più di te.
Ma il nostro Diamanti non è interessato ad informarsi, perché la non comprensione si accompagna ad un'altra cosa: all'invidia sociale.
L'invidia ti impedisce di informarti e capire: infatti se ci provi, sai che puoi scoprire che quello lì che fa "i soldi con i soldi" magari davvero vale nel mercato del lavoro 1000 volte più di te. E òla verità fa male, a nessuno fa piacere scoprirla o sentirsela dire.

E come lui una moltitudine di gente, compresa quella che oggi manifesta per le strade "contro la precarietà" (link), dimenticando ovviamente che lo sdoganamento dei contratti precari para-subordinati si è avuto con il primo governo Prodi.
Dimenticando ovviamente che l'alternativa alla precarietà è la disoccupazione.

Ma andiamo ad analizzare le storie che si leggono su Repubblica.
Vittorio Longhi segue Diamanti nello sbrocco ed arriva a dichiarare: "La flessibilizzazione del mercato del lavoro è uno dei fattori che più hanno contribuito alla crescita delle disuguaglianze a livello globale" (sic.) (link).
Ovviamente è una cagata ciclopica, di quelle che neanche Paviglianiti.
Le diseguaglianze globali, infatti, sono proprio quelle che si stanno riducendo [**] e questo proprio grazie alla globalizzazione che sta trainando fuori da povertà e sottosviluppo una fetta consistente di mondo.
Proprio quella globalizzazione che (giustamente) impoverisce noi sta arricchendo quelli che fino a ieri erano i morti di fame della terra. E la flessibilità che abbiamo qua in occidente è un effetto di questa globalizzazione: dal momento che noi occidentali non abbiamo il monopolio dell'intelligenza e delle competenze (lo pensa solo Ilvo Diamanti e quelli come lui, banalmente perché sono razzisti e sono rimasti al "bingo bongo"), ci stiamo trovando a dover competere con paesi emergenti che hanno un potenziale umano con intelligenze e competenze che non sono seconde alle nostre: questo significa che anche noi come singoli siamo più precari nel mercato del lavoro, perché il lavoro che facciamo noi venendo pagati 1000 lo può fare un indiano che viene pagato 100.
Pretendere uno stipendio "occidentale" oggi come oggi vuol dire chiedere uno stipendio fuori mercato, perché in India c'è uno che per quello stesso lavoro chiede un decimo di quanto pretendi tu.
Questo, a cascata, implica altre due cose:
  1. che o hai competenze che ti fanno davvero spiccare rispetto agli altri rendendoti difficilmente sostituibile con altri, incluso l'indiano che chiede un decimo rispetto a te, 
  2. oppure che devi accettare di essere precario e sostituibile in ogni momento perché è proprio questo ciò che sei, sostituibile (del resto, una azienda può legittimamente delocalizzare la sua produzione andando a trovare "materiale umano" a prezzo di mercato).
Se andiamo a vedere le testimonianze che Repubblica ci ammannisce quest'oggi (link), troviamo tutta gente che rientra nella seconda categoria.
Il netturbino con la laurea è uno che ha studiato cose che non lo rendono interessante per il mondo del lavoro. E' inutile lamentarsene, è l'effetto delle proprie scelte: ogni nostra scelta ha delle conseguenze e nonci si può lamentare di esse. Lamentarsene significa non capire come funziona il mondo e come si vive.
Andrea Brignoli della solita CGIL minaccia: "Prima o poi la rabbia dei laureati che fanno i custodi nei musei o gli addetti alle biglietterie, a esempio, scoppierà insieme a quella dello loro famiglie che hanno investito tanti soldi per dare ai figli un futuro migliore". C'è da preoccuparsi per questo arruffapopolo? No, è solo l'abbaiare alla luna di un cane pazzo.
Dietro queste minacce c'è il nulla, per almeno tre motivi: il primo è che in Italia non c'è una massa critica di giovani che possa sovvertire le cose. Noi non siamo l'Egitto, l'Algeria o la Tunisia, noi siamo in calo demografico. Chi sogna rivolte stile piazza Tahrir ha perso contatto con la realtà, come questo sbroccato della CGIL.
Il secondo motivo è che i gggiovani anziché fare la rivoluzione stanno banalmente bruciando i soldi della generazione precedente. Ci sono soldi per mantenerli a nella bambagia di Iphone e facebook ancora per decenni, passati i quali saranno troppo vecchi per cambiare le cose o impegnarsi nell'eversione [***].
La terza ragione è che anche per fare una rivolta servono competenze, altrimenti le rivolte vanno a finire male. Lo stiamo vedendo adesso in Libia, un cambio di regime non è così facile come si possa pensare. Bisogna studiare per "abbattere il sistema", non basta annunciarlo in un comizio [****]: le chiacchiere stanno a zero e le donne urlanti del "se non ora quando?" e i gggiovani precari de "il nostro tempo è adesso" sanno solo lamentarsi, gridare e nient'altro. Pessimi anche come eversivi in erba (buon per noi).

Non paga di tutta questa cacca che piove dall'alto, Repubblica sta raccogliendo "testimonianze online" di vite precarie (link). Sono tutte uguali, ve ne riassumo il template:
Laureato 110 e lode e supermaster, parlo 4 lingue tra cui l'esperanto, il sistema Italia non riesce a valorizzare le mie straordinarie competenze e faccio uno stage per cui devo pagare io. All'estero e guadagnerei milioni di €uro al mese, Italia merda, io me ne vado e col cazzo che torno, abbasso Berlusconi che è tutta colpa sua.
Domandina: ma se all'estero sei convinto che ci sia modo valorizzare le tue competenze, perché non te ne vai? Oggi chiunque può raggranellare qualche soldo e andare in Europa a cercare lavoro.
Se siete così convinti di saper competere nel mercato del lavoro di là fuori, perché non andate?
Risposta scontata: nessuno è convinto di quello che dice, lo scopo primario è lamentarsi e autoassolversi dai propri insuccessi.
Certo, se seguite quel link su riportato c'è anche qualche testimonianza di gente che è andata all'estero e ce l'ha fatta. Bene, tanto di cappello. Ma quello è semplicemente quel che va fatto se il mercato del lavoro italiano non vi piace.
Nessuno vi obbliga a vivere e morire qui. Andate pure, per sopravvivere bisogna sapersi adattare ai cambiamenti. Il problema non è chi va fuori e fa presente che fuori si sta meglio.
Il problema sono quelli che restano per lamentarsene: se la selezione ti ha infilato in un vicolo cieco, non puoi lamentarti, sei tu ad essere inadeguato al contesto[*****].
Lo credo anche io che il mercato del lavoro fuori, all'estero, sia migliore. Ma non per i motivi che credono i precari che oggi sono scesi in piazza. Il lavoro all'estero è precario come qui, ed i disoccupati di Gran Bretagna e Stati Uniti lo dimostrano.

Per finire, un commento al titolo di Repubblica: "generazione perduta".
"Ci  rubano il lavoro".
Qua non si sta assistendo alla perdita di una generazione.
Assistiamo al suo giusto ridimensionamento.
Qua non c'è nessun "furto di lavoro": per avere un lavoro bisogna saper fare qualcosa, bisogna impegnarsi per guadagnarselo.
Era il mondo di prima ad essere squilibrato, ad essere più ingiusto di quello di ora.
Certo, a noi occidentali ci è piaciuto, a noi italiani in particolare: posto a vita, pensione all'80% dell'ultima retribuzione, ricco tfr e casa di proprietà.
Aha.
E abbiamo creduto che bastasse avere questo per una generazione per trasformare tutto questo nella normalità.
Ma la normalità non è questa. La normalità è che chi nuota sopravvive, gli altri vanno a fondo.
Se c'è una generazione che non sa più nuotare (illusasi di non averne bisogno e di poter andare in panfilo come quella precedente) è solo naturale e normale che vada in pasto ai pesci.



 *                   *                   *



* La "responsabilità" è quella cosa che i giornalisti di Repubblica ovviamente non hanno (sennò non scriverebbero quello che scrivono) e che quindi non possono neppure capire. Tra l'altro, una delle ragioni per cui guardo con sospetto al welfare è che lo trovo deresponsabilizzante (lo avevo già accennato qua).
** Non lo dico io, lo dicono i dati. Qui il documento più interessante ed a seguire una tabella riassuntiva presa da wikipedia sull'aumento del reddito pro capite:
Rank  2050 Country 2050 2045 2040 2035 2030 2025 2020 2015 2010 2006 Percent growth from 2006 to 2050
1  United States 91,683 83,489 76,044 69,019 62,717 57,446 53,502 50,200 47,014 44,379 206%
2  South Korea 90,294 75,979 63,924 53,449 44,602 36,813 29,868 26,012 21,602 18,161 497%
3  United Kingdom 79,234 73,807 67,391 61,049 55,904 52,220 49,173 45,591 41,543 38,108 207%
4  Russia 78,435 65,708 54,221 43,800 34,368 26,061 19,311 13,971 9,833 6,909 1,137%
5  Canada 76,002 69,531 63,464 57,728 52,663 48,621 45,961 43,449 40,541 38,071 199%
6  France 75,253 68,252 62,136 56,562 52,327 48,429 44,811 41,332 38,380 36,045 208%
7  Germany 68,253 62,658 57,118 51,710 47,263 45,033 43,223 40,589 37,474 34,588 197%
8  Japan 66,846 60,492 55,756 52,345 49,975 46,419 42,385 38,650 36,194 34,021 196%
9  Mexico 63,149 49,393 38,255 29,417 22,694 17,685 13,979 11,176 8,972 7,918 797%
10  Italy 58,545 52,760 48,070 44,948 43,195 41,358 38,990 35,908 32,948 31,123 188%
11  Brazil 49,759 38,149 29,026 21,924 16,694 12,996 10,375 8,427 6,882 5,657 879%
12  China 49,650 39,719 30,951 23,511 17,522 12,688 8,829 5,837 3,463 2,041 2,432%
13  Turkey 45,595 34,971 26,602 20,046 15,188 11,743 9,291 7,460 6,005 5,545 822%
14  Vietnam 33,472 23,932 16,623 11,148 7,245 4,583 2,834 1,707 1,001 655 5,110%
15  Iran 32,676 26,231 20,746 15,979 12,139 9,328 7,345 5,888 4,652 3,768 867%
16  Indonesia 22,395 15,642 10,784 7,365 5,123 3,711 2,813 2,197 1,724 1,508 1,485%
17  India 20,836 14,446 9,802 6,524 4,360 2,979 2,091 1,492 1,061 817 2,550%
18  Egypt 20,500 14,025 9,443 6,287 4,287 3,080 2,352 1,880 1,531 1,281 1,600%
19  Philippines 20,388 14,260 9,815 6,678 4,635 3,372 2,591 2,075 1,688 1,312 1,553%
20  Nigeria 13,014 8,934 6,117 4,191 2,944 2,161 1,665 1,332 1,087 919 1,416%
21  Pakistan 7,066 5,183 3,775 2,744 2,035 1,568 1,260 1,050 897 778 908%
22  Bangladesh 5,235 3,767 2,698 1,917 1,384 1,027 790 627 510 427 1,225%
 Vedete da soli come stanno le cose: i paesi ricchi stanno al palo, quelli che ieri erano poveri crescono.
*** Il mito che a 40 anni arrivi una seconda giovinezza è solo un mito, infatti. A 40 anni arriva solo la disperazione per chi ha buttato i propri decenni migliori.
**** Quel che è successo in Libia è proprio questo. I ribelli hanno detto che Gheddafi è finito. La NATO e tutta la stampa occidentale hanno detto che Gheddafi è finito. Eppure Gheddafi è ancora lì: perché se non ci si impegna gli annunci sono inutili. 
***** Permane una interpretazione da "darwinismo dei poveri" per cui a sopravvivere alla selezione naturale sia il più forte. Non è affatto vero. Non è "il più forte", è il più adattabile, quello meglio inserito nell'ambiente che lo circonda. L'occhialuto nerd uscito da ingegneria meccanica con 110&lode sarà pure "il più forte" in base ai titoli accademici, ma se è asociale e poco adattabile finisce in pasto ai pesci come tutti gli altri.

domenica 3 aprile 2011

Se non ora quando? Adesso? Ma anche mai!

Le donne che si sentono "offese come donne".
Le donne che scendono in piazza perché si sentono "offese come donne".
Le donne che sono "indignate" per l'uso che viene fatto del corpo femminile.

Bene, ci sono diverse cose che vorrei dire a queste donne ed ai loro supporter uomini.

1) Per ogni puttaniere ci sono una o più puttane.

Che significa questo? Mera matematica. Non si può impedire ad una donna di vendersi. Di fare liberamente l'uso che crede del proprio corpo. Volerlo fare, paradossalmente, ci riporterebbe all'oscurantismo liberticida dal quale si sono affrancate con tanto sforzo.
Anche il concetto di "vendersi" è moralmente ambiguo. Tutti noi accettiamo dei compromessi per vivere. Vendere il proprio corpo è un compromesso. Accettare un lavoro dequalificato pur di portare a casa uno stipendio pure. Sono tutti compromessi, e chi non ne ha mai fatti è semplicemente molto fortunato.
Siamo noi e solo noi a decidere se questi compromessi attentano alla nostra dignità oppure no.
Il che ci porta dritti al secondo punto.


2) Ognuno è supremo giudice di se stesso e basta.

Ciascuno di noi ha una sua propria etica. Nessuno ha diritto ad imporcene una, e solo alla nostra possiamo rispondere.
La gente che si indigna per lìimmoralità altrui cosa sta facendo? Sta applicando la propria morale fuori dal suo campo di applicabilità. La usa come una clava per colpire gli altri. 
Ma non solo questo, c'è dell'altro. Indignarsi per l'immoralità altrui significa dire che le azioni immorali di un altro ledono la nostra dignità. Sarebbe pazzia pura, se non nascondesse la più antica delle emozioni, l'invidia.
Come potrebbe altrimenti indignarmi Berlusconi che va a puttane se anche io, in fondo, non desiderassi andare a puttane o essere una puttana che va con lui?
Come potrebbe altrimenti offendermi la vita privata di Berlusconi, se lui non facesse qualcosa che segretamente vorrei o potrei fare anche io?
Chi in cuor proprio sa di non poter essere puttana o puttaniere vede Berlusconi per quello che è: un vecchio settantenne bavoso che paga un esercito di mignotte (maggiorenni e non) per le sue serate brave. Disgustoso. Inadatto al suo ruolo pubblico. Certo, nessuno lo mette in dubbio.
Ma nulla che offenda me come persona, nulla che possa offendere me come persona. Solo una cosa che faccio io o potrei voler fare io può offendermi come persona, come uomo o come donna.


3) La società dei puttanieri ci libererà, perché le perbeniste sono in via di estinzione.
 
Avere sdoganato il sesso mercenario significa che de facto sono saltati tutti i limiti morali che lasocietà impone alle persone.
Che Ruby sia pagata per fare le serate in discoteca significa che "prostituirsi bene" non è più inaccettabile bensì accettato e perfino ricercato.
Ed io dico: "bene, cazzo!"
Perché ora solo la nostra propria morale ci fermerà dal fare o non fare certe cose. Non ci sarà più la pubblica condanna delle comari, dei vicini, del paesuncolo.
Fino ad oggi quando una persona si comportava in modo "virtuoso", non sapevate mai se lo faceva per apparire tale agli occhi del mondo o se era davvero tale per convinzione personale. Bene, da ora in poi lo sapremo. 
Potremo capire di più degli altri e di noi stessi. Potremo realizzare quel che davvero siamo. Alcuni di noi sono puttanieri nell'animo. Altre sono puttane. E' loro diritto esserlo: a nessuno deve essere vietato degradarsi e farsi del male da solo, perché ognuno deve essere padrone di sé e libero nelle proprie scelte.
Non può esistere una autentica morale individuale se più di ogni cosa noi temiamo il giudizio degli altri: l'unico giudizio che dovremmo temere è semmai il nostro.
Avere sdoganato la prostituzione di palazzo ci ha dato una nuova libertà di testare noi stessi e le nostre convinzioni.


4) Solo le persone con convinzioni "deboli" possono temere questa nuova libertà.

Da sempre ci sono persone che vogliono impedirti di fare delle scelte.
Ma chi sono queste persone? Sono in stragrande maggioranza persone che loro per prime non vogliono avere quella libertà di scelta.
Perché non la vorrebbero avere? Perché sanno che se la avessero la maschera di ipocrisia di cui rivestono le loro parole ed azioni crollerebbe. 
Perché sanno che il piedistallo morale dall'alto del quale condannano gli altri è precario.
Perché sanno che le loro convinzioni morali sono fasulle, dettate più dalle convenzioni sociali che da convincimento personale.
Perché sanno che se le convenzioni sociali cambiano al punto da sdoganare ciò che prima "faceva indignare" allora le loro stesse convinzioni vanno giù per lo scarico del cesso, e loro si mostrano per quello che sono veramente: persone che avrebbero voluto fare tutte le cose abbiette che pubblicamente condannavano.
Persone spregevoli come quelle che loro stesse mettevano all'indice, ma in più anche talmente sfigate da non aver appagato i propri desideri e le proprie inclinazioni per seguire la condanna morale della società. Il peggio del peggio.
Ecco chi ha da temere dalla libertà: i peggiori. 
Tutti gli altri hanno solo da guadagnarcene.

Deliri di onnipotenza

Settimane fa ero da un mio amico a cazzeggiare, quando irrompe il padre (ricercatore di Lettere nel più elitario ateneo italiano) che ci annuncia: "il Fatto Quotidiano titola: Siamo in Guerra!".
Ne nacque una discussione sulla guerra in Libia.
Io feci cortesemente notare che senza un intervento terrestre i semplici bombardamenti avrebbero potuto non bastare a cacciare Mr. Gheddafi dalla sua poltrona.
Lui (il prototipo dell'intellettuale di sinistra, molti ideali e pochi fatti concreti) rispose che la superiore potenza bellica dell'Occidente sarebbe bastata: era contrario all'intervento, ma si aspettava che i missili ed i raid dell'uomo bianco bastassero a sbaragliare quattro beduini ed il loro ridicolo leader.

Bene, due settimane e svariati raid dopo direi che siamo esattamente al punto di partenza.
Misurata è ancora contesa, il golfo della Sirte pure e anche la posizione di Bengasi è abbastanza precaria.
Quale lezione si deve trarre da questo?
  1. L'Occidente non è onnipotente.
    Questo, per la verità, lo si doveva capire già dall'esito delle missioni americane in Somalia, Afghanistan e Iraq. Ma ad alcuni di noi fa comodo negarlo, perché in questo modo ogni colpa può essere addossata all'onnipotente imperialismo americano.
  2. Per vincere una guerra la si deve voler vincere.
    Il che significa che per vincere una guerra ci deve essere la volontà politica di impegnarsi a fondo per portarla a termine in modo vittorioso.
    Credere che i raid aerei da soli facciano vincere conflitti asimmetrici come quelli che combatte l'Occidente da 20 anni a questa parte è pura utopia. I conflitti si devono combattere anche a terra per essere vinti.
    E combattere a terra non significa mandare un corpo di spedizione di 5000 marines di professione a fare il lavoro sporco, significa mandarcene centianaia di migliaia e se serve ripristinare anche il servizio di leva. Significa impegnare tutte le risorse dello stato per vincere il conflitto.
  3. Credere il contrario, paradossalmente, significa credere che Francia, Regno Unito e USA oggi possano mettere in atto le stesse politiche coloniali viste nell'800.
    Be', come dire, la situazione è cambiata e se secoli fa un corpo di spedizione di qualche migliaio di uomini bianchi bastava a soggiogare mezza Africa oggi basta a stento a riprendersi Falluja.
    In questo senso, il mondo oggi è molto meno "razzista" di quanto lo fosse secoli fa.
  4. Voler vincere una guerra significa anche violare le ridicole risoluzioni ONU che sulla carta limiterebbero questo e quello.
    Diciamocelo: all'ONU siedono le dittature accanto alle democrazie. Per quale motivo uno stato democratico debba vedere la sua sovranità (incluso il diritto di muovere guerra) limitata dal voto di una autocrazia nessuno può dirlo, in punta di diritto. E in consiglio di sicurezza hanno diritto di veto Cina e Russia, che quanto a repressione dei diritti umani (e conseguente violazione della carta dell'ONU) non sono seconde a nessuno.
    Del resto, già in passato inteventi "illegali" dal punto di vista dell'ONU sono stati "autorizzati" ex-post da un nuovo voto del consiglio di sicurezza che prendesse atto della "situazione di fatto". Non sarebbe una novità.
  5. Voler vincere una guerra significa che tutti gli alleati intendono raggiungere quello scopo.
    Mettere di mezzo la NATO (che ha la Turchia e la Germania tra i suoi membri) significa lanciare il sasso, ritirare la mano e lasciare che vada tutto nella mani di gente che la guerra non la vuole combattere e farà di tutto per sabotarla.
  6. Quali sono le conseguenze di fare una guerra che non si vuole combattere? Che il medico pietoso fa la piaga puzzolente. Ci saranno più morti civili di un intervento a metà che di un intervento deciso. Ma alcuni governi se ne lavano le mani.