domenica 13 marzo 2011

Pink quota

Il governo e il parlamento porteranno le quote rosa in Italia: saranno a regime nel 2015, per allora il 30% dei membri dei cda delle aziende dovrà essere composto da donne.

"Fantastico!" gridano le femministe.

Mi si concede una visione alternativa?

Il distretto industriale vicino a casa mia le donne le tratta così: quando una fa un colloquio per cercare lavoro, una signorina che fa selezione del personale le chiederà sempre se la nostra candidata intenda avere una gravidanza a breve.
E' una domanda che per legge non si può fare, ma l'azienda ha deciso di fregarsene e per non sembrare troppo rude la domanda la fa porre dalla signorina addetta alla selezione del personale [*].
La nostra candidata negherà, ma se sarà stata convincente e il colloquio sarà andato a buon fine, non appena terminato il periodo di prova avrà diritto alle tutele sulla maternità. E visto che ogni donna sa di non poter essere biologicamente in grado di fare figli per sempre, un pensierino ce lo farà [**].
Che succede quando viene vista col pancione? Inizia il mobbing, banalmente. Sabotaggio sul lavoro.
Inizierà a non trovare gli attrezzi dove li ha lasciati, quello che fa sarà mal giudicato anche se lei non ha cambiato alcun protocollo, se in catena di montaggio quel che lei ha avuto cura di montare accuratamente sarà smontato quando arriverà all'operatore successivo.
Tutto questo si aggraverà di ritorno dal periodo di maternità. Quadri e dirigenti le diranno di essersi sentiti traditi (perché al colloquio di selezione, magari un anno prima, magari ha dichiarato "io a farmi una famiglia non ci penso proprio!"), i colleghi e le colleghe le toglieranno il saluto e nel giro di qualche mese sarà costretta a presentare le dimissioni perché non ce la fa ad andare avanti così. Se prova ad ingoiare il rospo e resistere arriverà il licenziamento per incompetenza ("giustificato motivo soggettivo"), motivato in base a tutti quegli atti di sabotaggio che dicevo prima.

Ora, governo e parlamento credono di risolvere questo problema mettendo una donna su tre in cda.
"Delle donne saranno più sensibili ai problemi delle donne": questo è il mantra che ci vogliamo ripetere.
Il problema è che non è così: la signorina che seleziona il personale non esita a porre domande personali ed illegali pur di compiacere la dirigenza. Lo farà col maggior tatto possibile, ma il senso è sempre quello: si chiede ad una donna (completa sconosciuta) se ha ed intende continuare ad avere rapporti protetti oppure no. Se ci pensate, è una domanda piuttosto imbarazzante, che la signorina non esita a fare.
Come saranno dunque le donne che scaleranno i ranghi aziendali ed entreranno in cda?
Di certo non avranno avuto una gravidanza mentre erano assunte in quell'azienda, sennòil meccanismo di mobbing sopra descritto avrebbe impedito loro non solo di fare carriera, ma anche solo di proseguire il lavoro in quella azienda.
Queste donne in cda saranno solidali con le necessità biologiche delle altre donne? Loro che 90 su 100 hanno sacrificato la maternità per la carriera, tuteleranno i diritti di quelle donne che vogliono fare una diversa scelta? O le colpiranno con ancora più invidia e cattiveria?

Chi conosce un minimo le donne sa come rispondersi.


* Effettivamente, considerando il "tatto" medio degli uomini, se fosse stato un uomo a porre quella domanda illegale avrebbe suonato più o meno come "ma quando ti fai sfondare dal tuo uomo, lui lo usa il gommino?". Un po' più imbarazzante.
** Per chi se lo stesse chiedendo, mia madre quando venne assunta per la prima volta dichiarò di non pensare ad una gravidanza pur sapendo benissimo di essere incinta. Questo più di 30 anni fa, ma la situazione non è cambiata di un capello.

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