martedì 14 giugno 2011

European nightmare

Di mestiere faccio lo scienziatino sfigato in erba e non l'economista. Dunque parlare di economia per me è rischioso perché sto andando a mettere bocca là dove so poco. Ciononostante, a differenza della maggioranza degli economisti, non credo nel voodoo ma nei rapporti di causa-effetto, possibilmente modellizzabili da una equazione differenziale, e vi dico che idea mi sono fatta della crisi del debito europea.


In primo luogo bisogna decidere di riconoscerla per ciò che è: una crisi di debito. Oggi ho sentito Mario Draghi (successore designato della divina scuola della BCE) parlare di "crisi di liquidità". Nossignore.
Una crisi di liquidità si ha quando le banche hanno paura di prestare soldi per timore di crac a valanga. Un timore dovuto alla scarsa trasparenza dei conti degli enti che richiedono il prestito.
E' chiaro che la grisi greca (ma lo stesso vale per quella irlandese e portoghese) non è una crisi di liquidità: si sa benissimo come sta messa la Grecia, ed il motivo per cui il debito greco non riesce ad essere rifinanziato tramite i normali canali del mercato non è un irrazionale panico delle banche, è la consapevolezza che la Grecia è fallita.
I "leader" europei si stanno riunendo in queste ore (mentre noi ci illudiamo di parlare di "primavera italiana" perché "Berlusconi ha perso il referendum") per decidere come uscire da questo grosso casino.
La soluzione normalmente sarebbe stata una sola: lasciare che la Grecia ristrutturasse il suo debito e tanti saluti. Ma questo non è stato fatto per due ragioni strettamente connesse.
La prima è che la Grecia è nell'€urozona. Ristrutturare il debito porterebbe di fatto la Grecia fuori dall'€urozona e probabilmente anche dalla UE, e c'è chi non vuole che questo accada, nello specifico la Germania[1]. 
La seconda è che c'è un paese (la Germania) le cui banche hanno investito in modo smodato nel debito greco, e da un anno a questa parte stanno tentando disperatamente di disfarsene. Senza troppo successo, peraltro.
Come conseguenza di queste esigenze (che, a ben vedere, sono di un solo paese, sempre la Germania [2]) la UE ha dovuto trovare decine di miliardi di euro per dare un prestito ponte alla Grecia.
Non so dire cosa sperassero i "leader" europei, un anno fa, quando è stata varata questa misura. 
Forse speravano di tamponare la situazione e blandire le agenzie di rating. O forse volevano solo dare tempo alle banche tedesche di disfarsi dei titoli greci. Una delle due.
Quale che sia il motivo ora siamo esattamente nella medesima situazione di un anno fa avendo, però nel frattempo stanziato fondi per 750 miliardi di € [3]. Davanti a questa cifra colossale si capisce che non esiste né può esistere un "piano B".
Non ci sono soldi per un "piano B" perché abbiamo investito tutto nel "piano A" che non sta dando nessuno dei frutti sperati.
La Grecia rappresenta sì e no il 2,6% del PIL dell'intera UE, eppure non riesce a rifinanziare il suo debito.
Ci sarà da vedere adesso cosa decideranno come misura in extremis: personalmente non vedo come la Grecia possa non andare in bancarotta. 
Quando questo succederà (speriamo sia il prima possibile) noi saremo cornuti e mazziati.
Cornuti perché siamo entrati nell'€uro con la promessa implicita che la moneta unica ci avrebbe messo al riparo dal crack del debito, e vediamo adesso che la UE non riesce a salvare neppure la Grecia e che anche un paese come l'Irlanda (che ha seguito alla lettera i protocolli UE sul debito) è estremamente a rischio.
Mazziati perché siamo stati coinvolti anche noi nel maxiprestito che si rivelerà inevitabilmente a fondo perduto.


Siamo dunque caduti in una trappola.
Quale trappola? Non avere risconosciuto subito la UE ed in particolare l'€urozona per quello che è.
Ovverosia un meccanismo per permettere all'economia più grande del continente (la Germania) di penalizzare tutte le economie concorrenti.
Le regole europee sono fatte su misura per penalizzare paesi produttori ed esportatori come l'Italia. I vincoli di bilancio servono a bloccare gli aiuti di stato all'economia in nome della stabilità finanaziaria, ma quest'ultima è una chiara menzogna perché da sempre i paesi falliscono non per l'eccesso di debito pubblico, bensì per l'eccesso di debito complessivo (pubblico E soprattutto privato) [4]. L'€uro serve ad impedirci di svalutare la moneta per recuperare la competitività con la Germania, in nome dell'inflazione "da tenere sotto controllo". Anche questa è una menzogna, perché tenere l'inflazione bassa non serve a nulla se al tempo stesso salari e stipendi sono fermi al palo. Una inflazione anche solo dell'1%  l'anno impoverisce lo stesso se l'economia non cresce.

Un tedesco potrebbe dirci: "fate come la Germania". Il problema è che in pochi fanno come la Germania, perché solo la Germania coi sui 88 milioni di cittadini ha le dimensioni per mettere in atto certe conomie di scala. 
E l'Est europeo? Cresce anche quello, giusto? E l'Olanda? Verissimo, anche i paesi periferici della Germania crescono. Ma solo in quanto trainati dalle esigenze produttive della Germania stessa. 
La Germania ha saputo delocalizzare di più e meglio, abbassando i costi di produzione senza condannare la Germania ad un futuro post-industriale come invece è successo al Regno Unito (che, va detto, non ha uno "spazio vitale" a sua disposizione da colonizzare; insomma, il Regno Unito non ha a disposizione una sua Polonia). 
Tanto dio cappello, per carità. Ma questa è una cosa che ormai è avvenuta e che impedisce alle altre economie grandi del continente di fare altrettanto. La nicchia ecologica è stata riempita, e non si libererà per i prossimi decenni.


Prima o poi dovremo prenderne atto anche qua in Italia e Francia e deciderci a guardare da un'altra parte (Nordafrica?) per i nostri interessi economici (e gli interessi economici sono la ragione per cui oggi esiste la UE).


L'Europa non ci verrà in soccorso, non è la soluzione dei nostri problemi, bensì è parte essa stessa del problema.
 
[1] Il motivo? Che se un paese esce dall'€urozona viene mostrato a tutti che "si può fare". Se "si può fare" a catena ne usciranno altri.
La Germania ha tutto l'interesse a tenere l'€urozona così com'è, ovverosia una zona più ampia possibile dominata dalla sua economia. 
Se la Grecia ristrutturasse il suo debito ed uscisse dalle eurocomunità, potrebbe indurre altre economie ben più grandi (es: Italia, Spagna, persino Francia) ad uscirne e svalutare le proprie monete.
La Germania a quel punto subirebbe la concorrenza di vicini europei capaci di competere con lei tramite svalutazioni della moneta.
[2] Sarebbe nell'interesse greco ristrutturare il proprio debito. La Grecia è un paese economicamente allo sbando e finché non si libererà di quella montagna di debiti (pubblici E privati) che ha sarà impossibile una sua ripresa economica. Impedire la bancarotta greca significa affossare l'economia greca fino alla fine dei tempi.
[3] Non tutti questi soldi sono a carico di noi europei, ma la gran parte sì.
[4] Lo si vede anche adesso con l'Irlanda, che è andata anch'essa nel 2010 sull'orlo del default con un debito pubblico al 60% del PIL. Roba che da noi faremmo i salti di gioia (siamo al 115% ed il Giappone si avvia al 200%).

4 commenti:

  1. PS - più le banche tedesche vendono debito greco, più la Germania perde interesse a tenere in vita la Grecia. Chi è che, in queste condizioni comprerebbe debito greco, sapendo che proprio nel fare questo la bancarotta greca si avvicina sempre di più?

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  2. http://www.finanzaonline.com/forum/attachments/macroeconomia/1441673d1308132259-grecia-stat_titoli_greci.jpg

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  3. http://www.ilpost.it/2011/06/20/dichiarare-bancarotta-conviene/

    Anche in Italia si stanno accorgendo che è interesse dei greci stessi fare bancarotta.

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  4. Tanto per avere qualche link che mostra come Draghi sia un abitué della menzogna:

    http://www.noisefromamerika.org/index.php/articles/Ma_perch%C3%A9_Draghi_deve_dire_il_falso%3F?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+noisefromamerika+%28noiseFromAmeriKa+%3A+Articoli%29

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