domenica 5 giugno 2011

Fading memories, part III

1 maggio 2008.
Avevo completamente dimenticato di aver mai scritto una cosa del genere, ma mi sembra tuttora attuale e lo ripropino qui.
Quando scrissi questa roba il governo Prodi II stava per andare a casa e Berlusconi stava per rivincere le elezioni. E sì, all'epoca mi professavo ancora "di sinistra". Ma stavo per smettere, perché iniziavano ad esserci troppe cose che non mi tornavano.
Questa è una di quelle: "i chiagni e fotti"

Lettera a Napolitano

Vorrei portare alla vostra attenzione questa lettera al capo dello stato perché la trovo patetica e vergognosa: secondo me fa davvero un pessimo servizio alla causa di quei precari che sopravvivono ma non riescono a vivere con la serenità che spetterebbe loro.

http://www.repubblica.it/2008/04/sez...sta-donna.html

  • Insieme questi due hanno 1300€ al mese, non hanno un mutuo da pagare, vivono al Sud (nel napoletano, per la precisione) dove obbiettivamente il costo della vita non è quello della Lombardia, e se ne escono col fatto che non possono mantenere un figlio? Ma prendono per il culo?
  • Se la mena per essersi "quasi laureata in Scienze Politiche con 18 esami su 22" ? Ma sta prendendo per il culo? E questo sarebbe un achievement? Un titolo di merito? Già laurearsi oggi è un obbiettivo alla portata di tutti e non è un titolo di merito, figurarsi l'essersi "quasi laureati"...
  • Lui è "cubano, diplomato all'Accademia, un artista, ha trovato un posto da apprendista sempre nel campo dei computer": a parte che chiunque si presenti dicendo "salve, sono un artista cubano" dovrebbe sempre mettere in conto anni di precariato sottopagato (e vorrei vedere), possibile che non riesca ad ingegnarsi per fare un secondo lavoretto e racimolare un duecento €uro in più al mese? Stiamo scherzando? Quando uno è così sotto pressione di modi per uscirne fuori ne trova, se vuole trovarne.
  • Con che faccia lei si permette di dire: "Mio padre, che è morto 15 anni fa, era un ingegnere, mia madre è una bancaria in pensione. Noi di questa generazione occupiamo ruoli sociali molto inferiori rispetto ai nostri genitori. La mobilità sociale esiste, però in forma peggiorativa." ? In primo luogo, suo padre era laureato in ingegneria, lei non è riscita neppure a laurearsi in Scienze Politiche, sicché già si parla di condizioni iniziali diverse tra lei e suo padre. Poi non prendiamoci in giro: una drop-out di scienze politiche ed un sedicente "artista cubano" obbiettivamente non possono pretendere di avere le stesse chances lavorative di un ingegnere e di una diplomata italiani di 30 anni fa.
  • Che cosa orribile l'idea di abortire pur di non rinunciare a quattro stupide comodità: non metto in discussione il suo diritto di abortire, spetta solo a lei decidere ed è giusto che sia così, però veramente questa è una miseria morale da conati di vomito. Con 1300€ al mese netti senza affitto potrebbero benissimo mantenere un figlio se lo volessero e se fossero disposti a rinunciare a qualcosina.
  • Ancor più spregevole lui di lei, che a 25 anni dopo non aver fatto un cazzo nella vita ed aver buttato il tempo come "artista bohemien" non esita ad istigare la moglie ad una scelta orrenda: "Mio marito è più deciso di me: più di me vede la cosa dal punto di vista della concretezza. Pensa sia un fallimento non potere dare a un figlio ciò di cui ha bisogno". Ma davvero questo disgraziato è convinto che siano 700€ al mese in più a fare la differenza tra una vita felice ed una no? Davvero crede che suo figlio abbia "bisogno" di 700€ in più?
  • Perché lo stato dovrebbe accollarsi dei costi di suo figlio? Ma cosa crede, che ci sia ancora Mussolini? Perché io, anzi no, noi tutti, dovremmo accolarci le spese per un figlio che un artista cubano ed una drop-out di 30 anni non hanno la volontà di mantenere? Se i genitori stessi sono disposti a sopprimerlo pur di non contenere il loro stile di vita, dovrei contribuire io al suo mantenimento? Ma siamo completamente impazziti? Se per loro stessi la vita del proprio figlio vale meno di qualche sera in pizzeria ci deve pensare la collettività ad aiutarli?
Questa lettera è un insulto, uno vero sputo in faccia ai tanti veri precari che si sono fatti il culo tutta la vita e che si ritrovano con due lire in tasca e nessuna prospettiva per il futuro.
Conosco gente che si è laureata in facoltà difficili, in corso, col massimo dei voti, che è andata a studiare all'estero, che ha fatto il dottorato e che ora serve panini all'Ipercoop: cosa dovrebbero dire queste persone leggendo una lettera così? Con che diritto questa tizia si permette di pretendere qualcosa dallo stato?

Certo, questa tizia si ricorda il "padre ingegnere" e la vita che conduceva prima, e si lamenta di essere scesa nella scala sociale, ma trascura completamente che il padre magari si sarà fatto il culo vuoi per laurearsi vuoi per diventare benestante: lei a 29 anni cosa ha fatto? Davvero non ha niente di meglio che vantarsi di aver fatto 18 esami su 22 a Scienze Politiche?
Vuole davvero avere il tenore di vita di un ingegnere avviato senza nessuno sforzo?

Questi due non hanno fatto altro che raccogliere quello che hanno seminato (cioè nulla), ed ora pretendono che sia lo stato a farsi carico delle loro negligenze.
"Chiagne & fotti", visto che si parla di una storia del napoletano, è la descrizione secondo me più adatta per questi due.

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