domenica 24 aprile 2011

Limes helveticus

Oggi prendo due piccioni con una fava raccontandovi di una persona con i controcoglioni.

Lo scorso venerdì di pasqua è venuto a trovarci in laboratorio uno dei nostri che "ce l'ha fatta". Lo chiameremo "Carlo" per mantenere un certo anonimato visto che so che alcuni conoscenti frequentano questo blog.

Ovviamente ad attendere Carlo c'erano solo gli sfigati precari come noi, visto che quelli col posto fisso erano già in vacanza da giovendì e non li rivedremo prima di venerdì.

Dovete sapere che Carlo ha tentato di entrare nel perverso sistema del Ph.D. nostrano, dove sostanzialmente devi chiedere ad un prof. di farti vincere un concorso per una borsa di 11000€ netti l'anno per 3 anni. Se il prof dice di sì allora truccherà il concorso in modo da farti vincere: nel caso di Carlo, questi si è rivolto ad un prof. locale evidentemente non così potente come ci si poteva aspettare e non ha così avuto alcuna borsa, nonostante sia una delle persone più intelligenti e con voglia di fare [1] tra quelli che il nostro dipartimento abbia fatto laureare negli ultimi 5 anni, perlomeno.
Ma proprio perché Carlo è intelligente ed ha voglia di fare è andato dal guru internazionale del nostro settore di ricerca, che attualmente si trova in un ateneo della svizzera italiana. Carlo è andato a parlarci ed ha convinto questo capoccia svizzero (ma nato in Italia) a farsi dare una borsa di dottorato, circa 28000€ l'anno per 4 anni.
Ha mollato tutto, ha salutato i vecchi amici [2], si è preso in affitto una stamberga nel Ticino e da 4 mesi è una delle nuove promesse del suo settore di ricerca. Certo, è appena all'inizio, ma se volete scommettere su un cavallo vincente, scommettete su di lui.

Insomma, Carlo ha fatto come dovrebbero fare quelli davvero innamorati della ricerca: andare a farla col migliore sulla piazza, che inevitabilmente sta fuori dall'Italia.

La cosa divertente è che Carlo, essendo in Ticino dove si sono di recente tenute delle elezioni che hanno visto un boom di voti per la Lega dei Ticinesi [3] capitanata da tale Giuliano Bignasca, ne ha raccontate delle belle [4].
Dovete sapere che il Ticino ha un problema: ha circa 60000 disoccupati su una popolazione di 350000 abitanti, ma ha anche circa 40000 frontalieri italiani che ogni mattina varcano il confine con la svizzera per andare a lavorare lì e poi tornarsene a sera in Italia.
Questa cosa ai ticinesi, in particolari quelli che votano Bignasca, non sta affatto bene: perché quei 40000 posti di lavoro non vanno ai prodi lavoratori svizzeri?
Le risposte a questa comprensibile domanda sono a loro volta altre due domande:
  1. Il prode lavoratore ticinese ha un qualche valore aggiunto? E' più competente, è disposto a farsi il mazzo a lavorare, ha un profilo che corrisponde alle figure che cerca il mercato del lavoro del Ticino?
  2. C'è una legge che "blinda" il confine italo-svizzero a tutela dei lavoratori svizzeri?
La risposta alla seconda domanda è no, la Confederazione Elvetica è dentro il trattato di Schengen e quindi non può impedire a degli onesti lavoratori italiani di andare a fare il loro mestiere in Svizzera.
La risposta alla prima domanda è sotto gli occhi di tutti, anche senza scomodare Aldo, Giovanni e Giacomo [5]: il ticinese medio non ha nessun valore aggiunto rispetto all'italiano medio. Anzi, generalmente il frontaliero italiano è in possesso di titolo di studio superiore al ticinese.
Il caso di Carlo che a 24 anni, laurea scientifica da 110 & Lode va a lavorare col guru mondiale di quella disciplina passando avanti alla "meglio gioventù" luganese ne è un esempio: è stato preso lui non perché "costa meno" (tutti i dottorandi costano uguale agli atenei svizzeri), ma banalmente perché indicato da un professore coi controcoglioni che ha selezionato proprio lui tra i tanti che chiedono di entrare nel suo gruppo.

In compenso, però, il ticinese medio viene pagato più dell'italiano medio che in svizzera ci lavora.
Certo, potremmo dire che le aziende ticinesi se ne approfittano: sfruttano manodopera a costo più basso. Ma lo stesso discorso si può ovviamente ribaltare: cercano manodopera a costo di mercato e per questo prendono l'italiano. Lo stipendio che esige il ticinese è "fuori mercato".
Già sento l'obiezione: "ma il ticinese deve affrontare spese maggiori perché il costo della vita in Svizzera è più alto". E' una obiezione in larga parte falsa: il costo della vita a Bellinzona o Lugano non è maggiore di quello di Milano, Roma, Venezia o Firenze. Ci sono beni che a Lugano costano di più, in compenso altri costano meno, a partire dalla benzina (e ricordo che avere un basso prezzo della benzina a catena rende più bassi i costi di ogni merce trasportata su gomma). Inoltre, i frontalieri non è che vengono pagati con perline come gli indios americani, vengono pagati un buon 80% di quel che prende un ticinese.

Il ticinese medio dovrebbe fare ciò che dovrebbero fare tutti coloro che strutturalmente non trovano lavoro: ridimensionarsi.
Se il ticinese medio pretende 100 e l'italiano medio pretende 80, a parità di prestazione erogata ciò significa che il ticinese crede di avere un valore aggiunto che non ha, e deve ridimensionare se stesso e le proprie attese. Altrimenti...

... altrimenti succede quel che sta succedendo adesso: un partito razzista decide che il ticinese è lavato con perlana e il frontaliero è brutto e sporco e propone di ripristinare i controlli alla frontiera.
Ma come, e Schengen?
Be', si può aggirare. Come? Schengen autorizza gli stati membri a fare controlli a campione su chi entra. Basta moltiplicare i controlli a campione e renderli lunghissimi: Bignasca parlava di 3 ore di fermo di polizia per i controlli, che ovviamente renderebbero il frontaliero non più appetibile al datore di lavoro svizzero.
Immaginate voi stessi che ogni mattina partite da Lecco o da Sondrio per raggiungere il vostro lavoro in Svizzera, sperando col cuore in mano che non vi rifermino per l'ennesima volta alla frontiera facendovi arrivare 3 o 4 ore in ritardo con conseguente licenziamento.

Cosa ci insegna questo? Ci insegna che sono all'opera delle forze che vogliono mettere un cappellaccio di merda sul libero mercato, sulla libera circolazione dei lavoratori e, più in generale, sulla libera competizione.
Almeno i sinistri dichiarano di farlo per scopi "umanitari". Il problema è che queste forze corporative agiscono per discriminazione razziale [3] e vogliono stabilire a tavolino che in venusiano vale di più del marziano.
A stabilire chi vale di più dovrebbe essere il mercato, ma Bignasca & Co. vogliono deciderlo loro.
Facciano.
A rimetterci dalla chiusura è sempre chi si chiude. Oh, certo: nel breve periodo chi ci rimette è l'italiano che perde il lavoro. Ma nel lungo periodo chiudersi vuol dire perdere competitività. Gli USA non sono certo una superpotenza economica perché hanno ristretto l'immigrazione ai soli WASP: basta andare nella Silicon Valley o in un qualunque ateneo della Ivy League per vedere che chi traina l'innovazione americana ha avuto molto probabilmente origini tedesce e italiane (un tempo) o asiatiche (oggi).
Così come il capoccia di Carlo in realtà è nato ben al di sotto della latitudine di Milano: ha portato prestigio e capitale umano nell'ateneo svizzero presso cui lavora. Con i controlli di 3/4 ore probabilmente oggi quell'ateneo svizzero sarebbe ben più a fondo nel ranking mondiale.

Insomma, il razzismo non è solo una merda per ragioni etiche.
Quello dipende dall'etica di ciascuno: Maroni, Bossi, Cota e Bignasca hanno evidentemente un'etica diversa da chi scrive su questo blog e più affine a quella del buon vecchio zio Adolf. Vabbe'.
Ma a capire che a chiudere le frontiere all'immigrazione qualificata ci si rimette, possono arrivarci perfino loro.

*    *    *

1) Per intendersi, a 24 anni appena laureato si è inventato un progetto di ricerca tutto da solo, quando io e i nostri docenti scuotevamo la testa dicendo "questo è impossibile, non si può fare"... Invece in appena 4 mesi di "lavoro" senza borsa ci ha dimostrato coi fatti che quel che voleva ottenere era possibile.
2) Ma non per questo ha mollato la sua ragazza: ogni 2 settimane il venerdì sera si prende il treno e torna da lei a 400 e rotti km di distanza. Se avete paura di andarvene perché le vostre ragazze vi mettono le corna, il problema non è dell'andarsene, è che il rapporto con la vostra lei non funziona. I rapporti solidi funzionano anche ad una ragionevole distanza.
3) Insomma, sono quelli che chiamano Maroni, Bossi e Cota "terroni", per capirsi. Per quanto uno sia bianco, ci sarà sempre qualcuno più bianco di te che ti apostroferà come "negro di merda".
4) Oltre, ovviamente, agli aneddoti alla difficoltà di reperire un appartamento in Ticino: la metà degli affittuari appena scopre che sei italiano ti riattacca in faccia.
5)

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