mercoledì 4 agosto 2010

Islam e Eurabia: una prospettiva concreta?

Risposta: No.
Oriana Fallaci sbagliava nell'immaginare un'Europa del futuro popolata prevalentemente di arabi maomettani.
A negare questa possibilità sono, banalmente, le statistiche: ok, la natalità dei maomettani è particolarmente elevata, ma non è sufficiente a scalzare la maggioranza indigena e nel tempo la natalità dei vari gruppi etnici va mediandosi.
Ok, quindi non c'è nessun problema?
Risposta: No, di problemi ce ne sono eccome, ma la sinistra radical-chic non ne vuole parlare, perché fa troppo poco politically correct (del resto, è prassi della sinistra negare l'esistenza di tutti i problemi che ideologicamente si desiderano negare). E vabbe', pace, vuol dire che dirò la mia su questo blog.

Il problema, molto semplicemente, è quel che pensano i maomettani che arrivano qui da noi nella vecchia Europa, come agiscono e come intendono agire.

Va fatta una premessa: l'Islam non è un blocco unico come la destra più intransigente afferma e vuol farci credere.
Non è così nell'Iran sciita, non è così nell'Arabia Saudita dove il re finanzia le madrasse che spargono il germe salafita nel mondo, non è così neppure nella più variegata Indonesia.
L'Islam, il pensiero che c'è dietro l'Islam non è una cosa unica ed è piuttosto un'entità complessa in divenire.
Questo a maggior ragione qua in Occidente: un immigrato, per forza di cose, è una persona che ha preso atto che "da qualche altra parte" si sta meglio (o ci sono migliori opportunità, che sostanzialmente è la stessa cosa) che a casa sua, e si sposta di conseguenza inseguendo il gradiente di benessere; insomma, questo per dire che mediamente un migrante è comunque una persona che ha una visione un po' più strutturata della realtà.

Quindi, chiarito che l'Islam non è una cosa sola, guardiamo quali sono le minacce che questa religione (e la cultura che essa si porta aappresso) rappresentano per l'Occidente e le nostre libertà.
Non all'Occidente in quanto "terra cristiana" (cosa nei fatti non più vera, USA a parte) quanto piuttosto terra dove è possibile dire la propria senza essere per questo uccisi o torturati.
Bene, va preso atto con molta correttezza che la shari'a, la legge islamica, rappresenta la tomba dei diritti e delle garanzie che sono tutelati in Occidente.
Non c'è molto altro da dire: in base alla shari'a si possono lapidare le donne sposate adultere (con l'esplicito riferimento a fare loro del male colpendole con pietre non troppo pesanti da ucciderle sul colpo né troppo leggere da non farle soffrire), si possono uccidere i maomettani che cambiano religione o diventano atei e chi bestemmia il loro cosiddetto "dio". La shari'a prevede questo.
Ma in che rapporto sta la shari'a con l'Islam?
Possiamo trovare delle similitudini nel Cristianesimo? In realtà ben poche: il figlio del falegname di Nazareth, infatti, non ha lasciato ai suoi discepoli un rigido elenco di prescrizioni con relative punizioni. Con un paragone giurisprudenziale, potremmo dire che Gesù di Nazareth ha sostanzialmente lasciato un messaggio "programmatico": dice quali sono gli scopi astratti, non come raggiungerli caso per caso.
Al contrario, la shari'a disciplina una larghissima parte della vita del musulmano che da essa non può prescindere a meno di allontanarsi dalla shari'a stessa. Laddove una gran parte del pensiero cristiano moderno si è concentrato sul messaggio di Gesù in sé e per sé, gran parte del pensiero islamico recente si interessa più a come applicare correttamente la shari'a piuttosto che perseguire un qualche nascosto progetto di Allah: Allah infatti nel pensiero islamico è per definizione "il più sapiente" e l'unico scopo del vero credente musulmano è adeguarsi alla sua volontà ed ai suoi precetti.

Più che le mie parole può risultare illuminante sentire cosa dicono i maomettani stessi: andate su google.it, cercate la combinazione di parole forum e islamico e leggete che cosa si dicono tra loro. Fermatevi pure sul primo link, basta quello, e scrivono in italiano.
E' illuminante: questa gente non potrà mai integrarsi in una società di tipo occidentale, non solo, ma la loro stessa presenza qui rappresenta una autentica minaccia alla nostra vita ed ai nostri diritti umani.
Leggete: c'è quello che dice candidamente che l'unico vero stato islamico che desidera è l'Emirato dell'Afghanistan (cioè il regime dei taliban), quello che chiede come si fa a lapidare una persona e si sente rispondere che non deve porsi questi problemi ma solo eseguire il volore di Allah, quella che chiede se si può curare le unghie e le sopracciglia, quella che vorrebbe sposare un non musulmano e si sente negare il permesso, e così via.
Questa è tutta gente "castrata": vite mutilate dalla religione, una religione forse accettata volontariamente o forse imposta da anni di consuetudini famigliari, ma che comunque dice in modo inderogabile cosa loro possono o non possono fare.
Gente "castrata" che vuole castrare anche noi: leggete quando si lamentano che la shari'a in Italia non è ancora applicabile nella sua interezza, lapidazioni e mutilazioni incluse;
quando sognano di poter imporre a noi non islamici la "dhimma", cioè una tassa per non essere uccisi in quanto miscredenti;
quando dicono chiaramente che in un tribunale la parola di un miscredente non può valere come quella di un musulmano e che i miscredenti non possono avere incarichi di governo in una società islamica.

Leggetevele queste cose, gustatevele: ce ne sono tante altre ancora, grottesche nella loro barbarie, che per motivi di spazio ovviamente non posso riportare.

Questa gente è già qui tra noi: fanno i tassisti e i muratori oggi, faranno forse gli avvocati ed i professori domani?
Chi lo sa. Quel che è certo è che questo pensiero, così organizzato, rappresenta una minaccia per noi già da oggi. Una democrazia si basa anche sull'accettazione da parte dei cittadini di una serie di regole di base: questa gente non riconosce affatto le regole del diritto occidentale, anzi, dice esplicitamente che non bisogna considerarle (emblematico il ragazzo che voleva diventare poliziotto e si sente rispondere dall'ulema che non può, perché in quanto poliziotto di uno stato non-islamico si troverebbe ad applicare una legge diversa dalla shari'a).

Ed allora, cosa facciamo? Come facciamo a distinguere e discriminare gli islamici che la pensano così da quelli che sono disposti al compromesso e ad accettare perlomeno le regole di base della civiltà occidentale?
Chi lo sa.
Ma di certo non è negando il problema che il problema si risolve.
Sarebbe forse una soluzione interessante far firmare a tutti coloro che vengono qua (e magari anche a coloro che qua ci sono nati), cristiani o islamici o di qualunque altro orientamento religioso, un semplice foglio in cui accettano la legge e la Costituzione italiana come supreme fonti del diritto nello stivale cui adeguarsi: chi accetta entra; chi inizia a dire che la shari'a è la legge suprema e che nulla può essere al di sopra di essa, lo rispediamo da dove viene a suon di calci nel sedere.

L'Eurabia non è alla porte, ma il fatto che il cancro non sia maligno non significa che si debba convivere con uno meno pericoloso: meglio il bisturi.

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