domenica 24 ottobre 2010

Laureati? Non pervenuti

L'attacco concentrico all'università, sacrosanto, sta perdendo smalto grazie alla pronta reazione baronale e studentesca.
Non stupisce: questo governo, il più mediocre dei mediocri, difficilmente può tenere fede allo "spirito riformatore" ed alla "rivoluzione liberale" tanto a lungo promesse.

In un bell'editoriale sul Corriere della Sera di oggi (link) si illustrano le conseguenze ultime della riforma Gelmini, come del resto avevo già esposto nel mio post di 4 giorni fa (link): portare l'estinzione e la selezione naturale nelle casematte del clientelismo (dette anche "università").

Comunque, che la riforma vada in porto o no, la laurea comunque diventa un pezzo di carta sempre più inutile, al livello dei "rotoloni regina": non finiscono mai, e devi correre per agguantarli.

Perfino su Repubblica si stanno svegliando ed oggi leggo questo ispirato brano (link):
Ma quali sono le "arti" che offrono impiego e non lo trovano? Niente a che fare con l'alta tecnologia, con i segreti del web e con i mille "corsi di computer" che milioni di famiglie hanno pagato e fatto frequentare ai figli pur di riciclare il vecchio diploma o, ancor peggio, la fresca laurea.
Alle imprese italiane - piuttosto - servono installatori di infissi e serramenti: quest'anno, assicura la Confartigianato, le aziende erano pronte ad assumerne 1.500, ma nell'83,3 per cento dei casi non hanno trovati quello che cercavano. Stesso problema per i panettieri, i pastai, gelatai, pasticceri, tagliatori di pietre, marmisti, falegnami, cuochi, sarti, tessitori... insomma 68 mestieri (tanti ne elencano gli artigiani) dove il "saper fare" conta, ma non si trova. Dove il lavoro è fatica anche fisica e la manualità fondamentale. Posti che restano vacanti sia perché i candidati che si presentano sono pochi , sia perché quelli che ci provano non sono adatti.
Insomma, anche a sinistra stanno scoprendo che forse far laureare tutti nelle discipline più assurde forse non è un viatico per trovare lavoro.

Questa tendenza infame a creare corsi di laurea demenziali va di pari passo con la volontà dei giovani di non sporcarsi le mani e scegliere sempre la strada più facile.

Quando io dico che la società italiana è ingessata e che per i giovani si prospetta un futuro precario e di miseria, non intendo affatto dire che i giovani siano tutti bravi e che abbiano diritto a ciò che hanno avuto i nostri genitori.
Quel che intendo dire è che sui giovani si sono scaricate tutte le "colpe" del nostro mercato del lavoro e che il peso è tale da stroncare anche i più meritevoli.

Ovviamente, i più meritevoli sono solo uno sputo-percento del totale, e questo ce lo dice anche Repubblica: tutti sono convinti di avere le qualità per essere ambasciatori, poeti e letterati (altrimenti non si capisce perché tutti vadano a relazioni Internazionali, Scienze Politiche, Mediazione di Conflitti e così via).
Non hanno neppure quel briciolo di buonsenso da capire che è meglio essere un buon manovale con uno stipendio che un cattivo intellettuale a carico dei genitori.
La cosa bella è che prima o poi i soldi di mamma e papi finiranno.

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