domenica 10 ottobre 2010

Affamare la bestia

Chiarito che l'università italiana mediamente non prepara a nulla ed è solo un esamificio ad uso e consumo dei baroni, ben vengano i tagli.

Anzi, quelli della Gelmini non sono abbastanza: l'università italiana va affamata, al punto che possano sopravvivere solo quei gruppi di ricerca con le palle che sanno intercettare fondi non statali (dai privati, o dai bandi di ricerca europei o di altri enti).
Solo così si può sperare, tra una ventina d'anni, che all'università ci sia davvero gente seria e competente: la selezione verrà fatta dal necessario pensionamento di tutte le mandrie sessantottine di assunti e dalla morte per inedia di quei gruppi di ricerca che non fanno niente.

Chiaramente l'intero establishment si sta mobilitando contro tutto questo:
  1. i baroni non vogliono perdere il loro potere o essere valutati per la ricerca che davvero producono; 
  2. i ricercatori temono la fine delle loro possibilità di carriera, che sono legate a quanto sono servili nei confronti dei suddetti baroni; 
  3. gli studenti seguono come un gregge, timorosi che una università selettiva e non più di massa possa mettere fine alla bella vita dello studente fannullone e bamboccione.

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