domenica 24 ottobre 2010

Death penalty

Detto molto brutalmente: sono personalmente a favore della pena di morte.
Non certo per gusto per la vendetta, o per motivi religiosi. Non sono certo uno con la bava alla bocca che gode nel vedere morire una persona, per quanto colpevole di qualche reato.

Semplicemente, ritengoci siano degli atti che, se perpetrati, qualifichino come irredimibili al di là ogni possibile tentativo, e la pena di morte può essere una risposta più sana e umanitaria del carcere a vita.

Mi spiego meglio: lo stato, in ogni stato di diritto inclusa la nostra (malata) democrazia liberale, è l'unico detentore della violenza legale.
Ad esempio, lo stato ha il potere di prelevarci a casa all'improvviso e detenerci contro la nostra volontà in luoghi spregevoli come le nostre carceri, minimizzando i nostri contatti col mondo esterno: e può fare tutto questo legalmente, se sussistono le opportune condizioni prescritte dalla legge e dalla Costituzione.
Insomma, lo stato può disporre della nostra libertà personale.
La libertà personale, per quanto mi riguarda, è uno dei diritti essenziali del cittadino, forse il primo tra tutti in quanto attiene alla sua dignità come individuo (anche la "Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea", visionabile qui, mette la dignità umana al primo posto, anche prima del diritto alla vita stessa!). Una vita non libera è una vita indegna, è una vita segregata in cui normali attività (talmente tante e basiliari da far accapponare la pelle) sono impedite.

E lo stato può privarci di tutto questo legalmente, può strapparci dal sorriso dei nostri cari o impedirci di fare una normale passeggiata al sole: la legge dice che può.
Ora, capite bene che se lo stato può fare questo, non si vede ragione del perché lo stato non possa, in opportune condizioni, toglierci la vita.
L'idea che lo stato non possa uccidere legalmente perché non è dio si commenta da sola: è un punto di vista insulsamente cristiano, privo di una base razionale e mosso solo da principi di fede, fragili come il vetro ed irragionevoli come supporre che il figlio di un carpentiere possa moltiplicare pani e pesci.
L'idea che lo stato non possa uccidere legalmente perché non ha il diritto di toglierci ciò che non ci ha dato è parimenti assurdo: a parte che aprirebbe la porta (legale) all'uccisione dei figli da parte dei genitori, l'idea stessa che lo stato sia limitato da ciò che dà è incoerente. Lo stato è una manifestazione della tendenza umana a formare società di individui che in una qualche misura hanno interessi simili e che collaborano. Ed è solo la società umana a contemplare il diritto e la legge e pertanto è solo all'interno di una società che queste parole hanno un senso.

Quindi, in sintesi, la mia personale opinione è che si dovrebbe fare un largo uso della pena di morte per tutti quei casi di persone che sono solo un fardello ed una minaccia per la società e la sicurezza dei cittadini.
La prima cosa che viene in mente, ovviamente, è l'omicidio volontario, ma non si dovrebbe limitare la pena di morte solo a questi casi: io davvero non ho piacere a respirare la stessa aria di stupratori e papponi.
Li odio, li maledico e li detesto, ma non è che vorrei vendicarmi di loro: semplicemente sono disturbato all'idea che esistano e che possa condividere qualcosa con me. Io non voglio condividere nulla con loro, e avrei piacere che lo stato facesse in modo di disporre di loro per sempre in modo definitivo.

Dico questo perché il gran polverone sollevato in merito al caso Sakineh in Iran è stato come sempre male inquadrato dai media.
La cosa inaccettabile non è la pena di morte, come il solito associazionismo radical-chic blatera in televisione.
Molti paesi civili e democratici applicano la pena di morte, inclusi gli USA ed il Giappone. E molti altri la applicavano fino a poco fa: anche la Francia ha usato effettivamente la ghigliottina fino alla fine degli anni '70, e nessuno credo voglia affermare che la Francia negli anni '70 fosse un paese incivile e retrogrado.

Ciò che è un vulnus è che la pena di morte venga imposta in base a leggi religiose che si permettono di intrufolarsi nella vita sessuale dei cittadini senza una ragione valida di sicurezza pubblica [*].

Questa è la cosa che andrebbe ribadita, ma ovviamente i soliti terzomondisti d'accatto non lo possono ammettere, perché equivarrebbe a dire che la shria è incivile e che quindi non tutte le culture rispettano in modo uguale i diritti umani (cosa che il terzmondista, invece, si ripete da solo come un mantra).

Ancora una volta le ideologie dominanti offuscano i fatti e la ragione.


* Per capirsi, la violenza sui minori ad esempio è un motivo valido perché lo stato sanzioni certi comportamenti, in quanto altrimenti si lascia che un singolo faccia violenza su un minore.
Un rapporto adulterino tra due adulti consenzienti ovviamente non rappresenta un pericolo pubblico per nessuno.

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