domenica 3 luglio 2011

L'État c'est moi!

Gli eventi di questi giorni in val di Susa contro la costruzione della TAV spingono a cogliere la palla al balzo per analizzare la situazione dello stato in Italia.

Anche a seguito dell'ultimo referendum (che ha inaspettatamente ottenuto il quorum [1]), abbiamo assistito ad un ritorno alla retorica della democrazia diretta [2].
In base al pensiero di questi demagoghi (che sono gli stessi in val Susa e del referendum, vedi Grillo) se "il popolo" vuole una cosa "la politica" si deve automaticamente adeguare.
Non è chiaro però cosa sia "il popolo" per costoro. O meglio, è chiarissimo, ma non è ciò che si intende abitualmente.

Per Grillo & soci "il popolo" è una minoranza che di volta in volta si raggruppa attorno a determinati temi ed impone la sua volontà al resto della nazione.
In questo senso bisogna a riconoscere a grillo un pensiero strategico coerente: si può essere minoranza in termini assoluti, ma ci si può concentrare abbastanza (su certi temi, penso all'ecologismo, o addirittura su certi luoghi, come la val di Susa) per diventare maggioranza localmente.
Non è azzardato supporre, infatti, che se fotografassimo oggi in questo momento (link) la demografia della val di Susa, troveremmo delle significative alterazioni rispetto a quella che era anche solo un mese fa.

Ecco quindi in cosa consiste la sfida di questi demagoghi: frammentare l'autorità dello stato così che questo sia minoritario e debole sul territorio.
Lo stato, ovviamente, ha ancora la capacità di mobilitare le sue forze dell'ordine per ristabilire il suo controllo, ma queste stesse forze dell'ordine vengono contestate  come ignoranti, disinformate e antidemocratiche (link), cioè in senso stretto delegittimate.
Sulla polizia sono state tirate pietre, e bastoni, ma i giornali esaltano il ribelle bastonato come la vera vittima di tutto.
Non che sia una stretageia comunicativa nuova, era lo stesso nel '68 e nel '77, quando solo Pasolini seppe comprendere davvero la filosofia di chi protestava allora. Oggi, lontani dal lessico pasoliniano, diremmo "chiagni & fotti", ma il concetto non cambia.

Resta dunque da vedere chi si stancherà prima.

Il referendum ha galvanizzato la demagogia grillina, è stato una vittoria per loro. Ma perché è stata una vittoria? Perché il referendum è uno strumento di democrazia inserito nel nostro quadro costituzionale.
Il referendum è un modo legale di dire al legislatore cosa non fare, insomma.

Al contrario, fomentare questi scontri esula dalla legalità e proprio per questa ragione non è scontato che siano coronati dal successo, anzi.
Mettono a nudo un punto debole del grillismo, ovverosia la fiducia ne "il popolo" (inteso nell'accezione limitata di cui sopra).

Il "popolo" di Grillo rifiuta l'idea, tipica delle democrazie rappresentative, che possa esistere una "classe dirigente". Il "popolo" di Grillo vagheggia l'idea della gestione diretta del potere.
Il caso di Mattia Calise, il 19enne fresco di maturità candidato a sindaco di Milano ne è un esempio: la sua idea è governare una città stando in contatto Skype con le sedi del movimento grillino, dalla quale dei fantomatici esperti gli avrebbero dettato cosa dire e cosa fare. A parte la generale idiozia dell'idea in sé, è proprio l'assenza di esperti il motivo per cui Grillo, anche se vincesse le sue battaglie, non avrebbe la capacità di costruire delle alternative praticabili.
Il caso di Mattia Calise e l'idea del sindaco che "prende ordini via Skype" è surreale e ridicolo proprio perché questo è il massimo di alternativa che Grillo ha da proporre. E, come potete capire, è abbastanza imbarazzante.

Questa è la ragione per cui Grillo è debole: ha successo quando propone qualcosa "contro" e la porta avanti in un quadro istituzionalmente corretto.
Ma nelle istituzioni non ha nulla da proporre "pro" e se lo fa fa ridere i cani, pertanto al tempo stesso strizza l'occhio a chi combatte le proprie battaglie (in senso letterale link) al di fuori dell'arco costituzionale e istituzionale, come ora sta succedendo in val di Susa.
Del resto, la prosa grillina (Grillo è un ottimo comico ed un ottimo oratore, è fuori discussione questo) funziona benissimo in ogni caso. Le sue prese per il culo fomentano indignazione, e questa può essere manovrata dentro le istituzioni o fuori dalle istituzione. Ma resta solo indignazione. E dopo, cosa c'è? Cosa arriva dopo? Ehm... ecco... be', vediamo un po'... bho.

Quindi ritorna la domanda: chi si stancherà prima?
Lo stato?
I grillini?
O il popolo (quello reale)?



[1] Che, in questo blog, non sarà mai chiamato come "referendum su nucleare ed acqua pubblica", visto che non è stato un referendum su nucleare ed acqua pubblica.
[2] E, vista la nostra pessima legge elettorale, hanno anche buon gioco dialettico nel sostenere questo.

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