lunedì 11 luglio 2011

Decline and fall of the American Empire

Attualmente va di moda parlare della fine degli imperi. Il solito Scalfari, ad esempio, imbastisce il solito articolo ("un regno che affonda") contro il solito Berlusconi.

Se la questione fosse solo la fine del regno berlusconiano penso che fregherebbe il giusto.
La realtà è che all'instabilità interna si accompagna l'instabilità estera. La fonte prima dell'instabilità estera sono gli Stati Uniti.
Negli Stati Uniti si sta muovendo qualcosa.

Gli Stati Uniti sono prossimi alla bancarotta.
Lo chiamano "default tecnico" ma è a tutti gli effetti una bancarotta. Anche se le cause sono diverse da quelle greche (quello greco non sarà "tecnico" come "default"), e derivano dalla volontà politica di non accrescere il debito e non da una incapacità econo,mica di rifinanziarsi, il risultato può essere il medesimo.

E come auspicavo per il caso greco (link), così auspico per quello americano. Spero veramente che i repubblicani, che hanno vinto l'anno scorso la maggioranza alla camera dei rappresentanti, abbiano le palle per portare alle estreme conseguenze il mandato che i cittadini hanno dato loro (taglio del debito e delle spese inutili).
Altrimenti gli Stati Uniti verranno strangolati come l'Europa da una morsa di welfare insostenibile (chi ha detto riforma sanitaria?) e debito estero che regala le chiavi dell'amministrazione ai creditori, in questo caso la Cina.

Gli Stati Uniti hanno dimensioni e influenza globale per "far saltare il banco". Controllano la moneta d'elezione degli scambi internazionali (non c'è fonte di energia o materia prima che non sia trattata in dollari) e sono ancora la prima economia mondiale.
Viene da chiedersi: "se non ora quando?"
Ha veramente senso aspettare altri 10-20 anni per fare bancarotta? 10-20 anni a farsi lentamente strangolare da un debito ciclopico?

La "cura Obama" prevede il taglio delle spese alla difesa. Peccato però che proprio la difesa e non il welfare state è ciò che la Costituzione Americana riconosce tra le competenze del governo federale.
Non sono i rapubblicani a causare il default, sono politiche assistenzialiste scellerate che stanno facendo chiudere bottega al governo federale. Il ciclopico piano di salvataggio da 800 miliardi di dollari voluto congiuntamente da Bush ed Obama a fine 2008 è stato un fiasco immenso: ha fatto esplodere il debito senza aver stimolato investimenti, senza aver creato ricchezza, senza aver creato posti di lavoro.
Le risorse americane sono state sperperate nel caricare nel revolver del governo federale un mega-proiettile che non è andato a segno, ed ora Obama si ritrova costantemente a dover chiedere al parlamento di lasciargli chiedere più prestiti per ricaricare il suo revolver. Ma è completamente inutile avere un revolver carico se si sbaglia a mirare.

Di questo passo tutta la politica americana tra 10-20 anni sarà gestita non a Washington da governanti liberamente eletti, ma a Pechino da un panel di dittatori. Quale che sia la nostra opinione sugli Stati Uniti, nessuno puà negare loro il ruolo di guida delle democrazie occidentali. Ruolo che certo non può essere preso da nessun altro, visto che l'unica grande democrazia in crescita (la Bundesrepublik) non ha una politica strategica di respiro continentale, figuriamoci se potrà averne una di respiro mondiale.

Se pure tutto l'Occidente è in declino, c'è modo e modo di andare all'inferno.
Dichiarare bancarotta ora è un modo per metterlo in tasca alla più grande dittatura del mondo, che non potrà fare niente se non urlare il suo disappunto per i soldi persi. L'economia americana è ancora dominante, la forza militare USA è ancora dominante, ergo gli USA possono farlo senza essere spazzati via.

Tra 10-20 anni, con gli Obama che avranno trasformato l'esercito americano nell'esercito di pulcinella, con un PIL che sarà stato ampiamente superato da quella della Cina, non potranno più farlo.
Quindi, di nuovo: "se non ora, quando?"

Guardiamo al caso greco.
La Grecia non è più uno stato sovrano. Ha perso la sua sovranità nel momento in cui ha accettato il prestito europeo, svedendola quindi a quella corporazione di governi che si chiama Unione Europea.
Ma il danno per la perdita di sovranità greca in sé e per sé è minimo.
Il danno per la perdita di sovranità americana sarebbe immenso, sia per gli americani sia per noi occidentali (e giapponesi, e taiwanesi, e coreani) che viviamo sotto lo scudo americano. Se i repubblicani metteranno il sogno americano e la Costituzione Americana davanti alle questioni di potere, le speranze di sopravvivenza del mondo libero avranno fatto un balzo in avanti.

3 commenti:

  1. Infatti, come volevasi dimostrare, i cinesi si stanno cacando in mano:

    http://www.vatican.va/news_services/or/or_quo/161q01.pdf

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  2. La Cina per salvare il sistema ha ora deciso di comprarsi l'Italia:

    http://www.linkiesta.it/i-rapporti-cina-italia-fanno-discutere-i-mercati
    http://www.ft.com/intl/cms/s/0/90c4c7f6-dd54-11e0-9dac-00144feabdc0.html

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  3. Eh, ma i cinesi ancora non hanno investito del debito italiano.

    Se noi fallissimo, la Cina non ne sarebbe direttamente coinvolta. Non ancora.

    C'è chi interpreta le mosse cinesi come una preparazione al nostro dopo-default. Della serie: prima ci lasciano fallire, poi puntano sulla nostra ripresa.

    Non so quanto credito dare a queste speculazioni, però, visto che in questi giorni è stato detto tutto ed il contrario di tutto.

    Alla fine contano i fatti.
    I fatti sono che per l'Italia diventa ogni giorno più difficile rifinanziarsi. Di questo passo la nostra bancarotta sarà presto inevitabile.

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