sabato 2 luglio 2011

Fading memories, part IV

9 ottobre 2008: quando ancora mi professavo "di sinistra", decisi di non partecipare alle manifestazioni studentesche anti-Gelmini, al contrario di ciò che feci anni prima con le manifestazioni anti-Moratti. Però tramite i vecchi amici, loro sì ancora invischiati in "onde" e "pantere", produssi qualche documento per le assemblee di ateneo dell'epoca, che qui volentieri riporto.

L'università fa schifo: fa schifo perché è una entità amministrata da feudatari di stampo medioevale che si trasmettono il posto da padre in figlio e che gestiscono una struttura pubblica come fosse di loro proprietà.
L'università è dunque inefficiente, la docenza a volte impreparata e gli studenti che ne escono talvolta in 5 anni di studio non hanno imparato niente.

Eppure l'università va salvata. Da che cosa? Da una riforma che sta per ucciderla cancellando anche quello che di buono produce.

Una legge, fatta passare in sordina dal ministro Gelmini ad agosto mentre i nostri media erano impegnati a ciarlare di sciocchezze (come voto in condotta e maestro unico) permette agli atenei di trasformarsi in fondazioni private.
Nulla di male in sè, se non che i fondi pubblici subiscono anche il più enorme decurtamento di sempre e si bloccano le assunzioni: per ogni 5 docenti che vanno in pensione al massimo se ne potrà creare uno nuovo.

Il senso di questi due provvedimenti combinati assieme è chiaro: il governo vuole sbarazzarsi una volta per tutte dell'istruzione pubblica, strangolando poco a poco le università che resteranno pubbliche e spingendo le altre a trasformarsi in atenei privati.

Ma i privati possono sostenere i nostri atenei? Di certo non gli attuali 80 e più atenei, un numero "esploso" sotto il ministero di Letizia Moratti.
Ma a conti fatti non potranno sostenere neppure dieci atenei: se questo progetto andrà avanti un patrimonio di cultura e preparazione verrà mandato in fumo.

Il blocco delle assunzioni frustra in primo luogo quei tanti che per anni ed anni hanno lavorato duramente mandando avanti quella enorme baracca che è l'università avendone come comprenso meno di mille euro il mese.
Per formare questi dottorandi ed assegnisti lo stato ha pagato, noi abbiamo speso fior di quattrini per dare loro una formazione post-laurea: se ora diciamo loro "trovatevi un lavoro da un'altra parte" aspettiamoci migrazioni di massa di "cervelli" a vantaggio delle economie di paesi a noi concorrenti.
Perché questi ragazzi "bamboccioni" non lo sono davvero, e se noi chiudiamo loro le porte in faccia questi qua non è che si arrangeranno a fare gli operai o i lavavetri qua in Italia, questi qua hanno contatti all'estero e se ne andranno, lasciando noialtri in mutande nel Bel Paese con un sistema dell'istruzione raso al suolo.

Non si creda, poi, che le nuove università private che nasceranno saranno prive dei problemi di nepotismo e clientelismo di quelle attuali: anzi, libere da ogni controllo statale, esse diverranno anche de jure dei feudi privati da gestire nell'interesse di una ristretta cerchia di docenti che faranno il buono ed il cattivo tempo.

E' bene che sia chiaro a tutti che un'Italia con al massimo quattro o cinque atenei privati e rette ben superiori ai ventimila euro l'anno sarà il nostro futuro prossimo se il governo manterrà gli attuali provvedimenti.
Cosa questo comporti è facile da immaginare: una università ancora più classista, una classe docente ancor più selezionata in base a parentele e amicizie personali ed alla fine dei laureati perfino più impreparati di quelli attuali.
Se la meritocrazia in Italia non è mai stata in auge, questo ne segnerà la definitiva scomparsa.

Per l'università andava fatto da qualcosa, è chiaro: ma questi due provvedimenti puntano ad ucciderla, e se l'università va uccisa allora tanto vale dirlo chiaramente ed ammettere che all'Italia non importa avere una classe dirigente propria.
Si sta cercando di buttare via il bambino con l'acqua sporca: un omicidio premeditato mascherato da intervento di igiene.

2 commenti:

  1. Oggi con cosa ti trovi d'accordo di quello che hai scritto 3 anni fa?

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  2. Mi trovo d'accordo con l'analisi della situazione (l'università fa schifo) ma non mi trovo più d'accordo con le conclusioni.
    I tagli all'università sono buttare via il bambino con l'acqua sporca?

    Nell'ottobre 2008 avrei detto: "Fermatevi!"
    Oggi luglio 2011 direi: "Procedete pure!"

    L'università è non-riformabile, a mio parere. Non dovrebbe rimanerne intatta pietra su pietra. Se fosse possibile (e non lo è) dovremmo licenziare tutti (dagli amministrativi ai professori ordinari) e istituire un panel internazionale che selezioni i docenti universitari del futuro, per al massimo 5-10 atenei che siano di prestigio.
    Questo sarebbe l'ideale.

    La soluzione subottimale che si sta seguendo invece è quella di "affamare la bestia" per indurla a più miti consigli.
    Anche questa soluzione sul lungo periodo avrà l'effetto di ridurre le dimensioni dell'inutile corpo docente, ma (e questo è il lato brutto) selezionerà i docenti del futuro in modo non del tutto meritocratico (=sopravviverà anche chi ha le amicizie e basta e non solo chi vale).

    Comunque sempre meglio di gettare soldi a pioggia in una istituzione inutile per il tessuto produttivo del nostro paese.

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