giovedì 9 dicembre 2010

Is Academia reform at hand?

La risposta alla domanda è: "si, bho, forse, ma anche no".

La cosiddetta "Riforma Gelmini" ha retto alle proteste di piazza di studenti fuori corso, centri sociali, baroni e chi più ne ha più ne metta.

Questi campioni dello "smerdo" sono arrivati a portare sterco fin sotto casa del ministro, per dimostrare la mondo intero (casomai ce ne fosse stato bisogno) di che pasta sono fatti e quanto sono civili.
Hanno occupato le stanze di una camera del Parlamento per dimostrare quanto rispetto hanno delle istituzioni democratiche della nazione.
Eppure, inconcepibilmente, la Riforma Gelmini ha retto a tutto questo ed è a un passo dall'approvazione.

Eppure è appesa ad un filo.

Il filo non sono le proteste di piazza dei casinari di professione. E', banalmente, la tenuta del governo Berlusconi IV. L'approvazione finale della Riforma al Senato, infatti, è stata calendarizzata dopo il voto di fiducia.

Ergo, se il Berlusconi IV viene sfiduciato la Riforma viene praticamente seppellita.
Lì dove non è riuscita la merda degli studenti potrebbero riuscire Fini & Casini, la strana coppia che non si sa cosa voglia dalla vita: prima dicono che Berlusconi è il problema e deve andare a casa, poi che può dimettersi ma loro gli assicurano un reincarico lampo, poi non sanno più manco loro che dire.
Tempo qualche giorno sapremo che fine farà questo governo e la Riforma dell'Università.

La quale, pur con tutti i suoi difetti [*], è forse l'unica cosa che questo esecutivo ha fatto negli interessi del Paese e non in quelli personali del Presidente del Consiglio.


[*] Primo tra tutti, l'abnorme numero di regolamenti che dovranno essere emanati da governo e parlamento per rendere esecutiva la riforma.
In secondo luogo, l'assenza di garanzie sull'immissione in ruolo dei meritevoli. Che il governo dia dei numeri, purché li dia: va bene anche dire "solo l'1% di chi si fa i 3+3 anni da ricercatore a tempo determinato diventerà professore associato, il restante 99% va a casa". Almeno uno a 27-28 anni, finito il Ph.D., sa quali sono le sue chances e pianifica la sua vita in base a dei numeri certi.
Ora come ora c'è la possibilità che per anni interi non possa essere bandito alcun posto di ruolo.

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