lunedì 28 febbraio 2011

Due opposti estremismi non fanno una ragione

Sulle rivolte contro i regimi dittatoriali nel medio oriente si stanno affermando due punti di vista opposti, secondo me egualmente errati.
  1. Il punto di vista tipico dell'ultra-destra è focalizzato sulla paura che ci sia al-Qaeda dietro alle manifestazioni di piazza, e che quindi il fine ultimo di queste sia creare nuovi regimi (islamici) volti a promuovere il terrorismo internazionale.
    Come l'idra di Lerna: decapiti la testa di al-Qaeda in Afghanistan e questa si ripresenta in Libia, Tunisia e Egitto, più forte di prima e più vicina all'Occidente che mai.
    Una variazione sul tema prevede invece che dietro le manifestazioni ci sia l'Iran.
  2. Il punto di vista tipico dell'ultra-sinistra viceversa prevede la colpevolizzazione dell'Occidente. L'Occidente, secondo questa scuola di pensiero, è colpevole di aver foraggiato per anni i dittatori come Mubarak, di aver chiuso un occhio sulle violazioni dei diritti umani perpetrate da questi, e di essere tuttora troppo tiepido nell'appoggiare le rivolte popolari.
    L'Occidente, in quest'ottica, starebbe perdendo un'occasione per promuovere pace, libertà e democrazia.

 Ora vi spiego perché dal mio punto di vista queste sono solo un ammasso di sciocchezze.
  1. Banalmente, ormai tutti si sono resi conto che non ci può essere una organizzazione terroristica con poche migliaia di adepti dietro a movimenti popolari che coinvolgono poco meno di un centinaio di milioni di vite arabe. Certo, nelle rivolte egiziane certamente organizzazioni (represse da Mubarak) come i Fratelli Musulmani hanno giocato il loro ruolo, ma è difficile credere che siano preponderanti. Basta vedere ad occhio la composizione della piazza per capire che non siamo davanti ad un nuovo Afghanistan.
    Si tratta di paesi arabi in cui è nata una classe media relativamente benestante, che ha disponibilità economica per studiare, viaggiare, vestirsi all'occidentale e avere accesso alla rete. Non sarà questa gente che è scesa in piazza a far piombare il Nordafrica nella teocrazia oscurantista.
    Inoltre al-Qaeda ha impiegato ben due settimane prima di rilasciare un comunicato a favore dei manifestanti: come dire che anche al-Qaeda (così come l'Occidente) è stata presa alla sprovvista da questo fenomeno. Ergo, non può essere al-Qaeda il mastermind che cerchiamo.
    Non solo.
    Chi vede la mano di Teheran dietro tutto questo confonde causa con effetto. Interpreta il cedimento egiziano sul passaggio delle navi da guerra da Suez come lo scopo delle macchinazioni iraniane quando banalmente è l'effetto di un vuoto di potere in Egitto. Chi crede che un regime sciita controlli le rivolte nel mondo sunnita non ha capito niente di Islam e non si rende conto che gli ayatollah sono più invisi di Israele alla gente di piazza Takrir.
  2. Chi accusa l'Occidente di negligenza e connivenza coi dittatori in compenso commette ben due errori.
    Uno di real politk, un'altro di interpretazione dei fatti.

    L'errore di real politik è il non prendere atto che l'Occidente ha tutto il diritto di fare affari con chi vuole, indipendentemente che siano bieche dittature o meno. Può non piacere, ma la realtà è questa. A chi ha qualcosa da ridire su questo, ricordo che nessuno stato occidentale che conti qualcosa ha disdegnato di fare affari con autocrati e dittatori.
    Non lo disdegnano gli Stati Uniti, che essendo ancora la superpotenza principale del pianeta fanno affari con tutte le dittature esistenti, tranne alcune che sono per l'appunto bollate come "stati canaglia" (rogue states).
    Non lo disdegna la Francia che era uno dei principali sponsor di Ben Alì in Tunisia e di svariati altri regimi liberticidi nelle sue ex colonie africane.
    Neppure la Germania, che non esita a fare affari con la Russia di Putin pur di non fermare il flusso di gas dall'est.
    Neppure il Regno Unito, che ha supportato assieme agli USA tutti i regimi che potessero contenere l'islamismo, incluso Mubarak e Musharraf in Pakistan.
    Neppure un paese insignificante come la Spagna, che si vanta del suo rispetto dei diritti umani e dei matrimoni gay e dei diritti del cane e del gatto, disdegna di accettare 6 miliardi di euro cinesi (della stessa Cina che stronca le proteste con la forza ed arresta i premi Nobel per la pace, eh...) per rifinanziare il proprio enorme debito sovrano.
    Nessuno di questi campioni della democrazia, dei diritti e del bla bla bla si tira indietro quando c'è da lucrare assieme ai dittatori. Come mai? Sono tutti stronzi (ma proprio tutti, eh, non si salva nessuno) oppure, banalmente, è un approccio realistico ai problemi?
    Da sinistra si attacca l'Occidente intero per colpire il vero obiettivo, che è e resta Berlusconi che fa affari con Gheddafi. Almeno che i signori della sinistra lo dicano subito dove vogliono arrivare.

    L'errore interpretativo è credere che l'Occidente possa veramente influire su ciò che sta accadendo.
    Questo errore è dovuto ad una errata percezione di sé, all'idea (autoconsolatoria) di essere al centro delle decisioni e dei destini del pianeta. Peccato che non sia più così dal 1992, cioè da quando l'Europa è stata (giustamente!) declassata da limes dell'impero americano a provincia sonnolenta e irrilevante. E dal 2008 lo stesso cuore dell'impero americano è manifestamente in crisi (di solvibilità: il debito pubblico americano è nelle mani del suo principale avversario strategico).
    L'Occidente non ha i mezzi per cambiare significativamente gli eventi in Nordafrica che si stanno dipanando in un momento in cui non c'è un chiaro equilibrio di forze internazionale bensì un vuoto di potere. In questo momento non c'è nessun attore internazionale che possa influire sulle piazze libiche o egiziane. Queste rivolte stanno esplodendo adesso che gli Stati Uniti non hanno la forza di imporre militarmente più nulla a nessuno e con una Cina che sta sì estendendo la propria sfera di influenza, ma che ancora esita a fare la voce grossa se non con gli avversari di sempre (Giappone e Taiwan in primis). Della UE, la cui "politica estera" è in mano alla baronessa Ashton, manco parlo perché tanto fa solo ridere i cani.
    Che Washington o Bruxelles decidano o meno per le sanzioni alla Libia, per la no-fly-zone su Tripoli o per congelare i beni di Gheddafi, la realtà non cambia: rispetto agli eventi Nordafricani le potenze occidentali sono impotenti.
    Certo, se volessimo potremmo accelerare la caduta dei regimi, così come avremmo potuto rallentarla se avessimo appoggiato Mubarak, Ben Alì e Gheddafi con maggior ardore. Ma si tratta di effetti minimi, probabilmente quantificabili nell'ordine delle settimane.
    Gheddafi per quasi un decennio (1992-2001) è andato avanti senza avere l'appoggio di nessuna potenza straniera, né dell'URSS che era collassata né degli Stati Uniti per i quali era poco più di un terrorista.
    Non deve stupire quindi l'assenza dei soliti attori internazionali. L'assenza più curiosa è stata quella inglese: mentre in Libia si rovescia un uomo che ha comandato il paese con pugno di ferro per oltre 40 anni, il premier britannico è in visita di stato all'estero e il vicepremier in vacanza in Svizzera. Per almeno 4 giorni nessuno a Londra aveva l'autorità per prendere posizione sul caso libico. E sapete una cosa? Nessuno se n'è manco accorto.
    Più irrilevanti di così si muore.

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