mercoledì 14 marzo 2012

Scientific rankings are wrong on Italy!

Mi sto divertendo a scassare i maroni tra i commenti del Fatto Quotidiano. A parte le tonnellate di insulti che mi riversano contro, merita evidenziare questo post, affinché non vada perso nel marasma della rete.
Lo segnalo perché è sostanzialmente una mistificazione, non so quanto intenzionale, della realtà.
Ora vi spiego perché è una mistificazione.



I dati sulla ricerca Italia sono deformati rispetto a quelli delle altre nazioni e vi dico anche perché.

Noi abbiamo solo 1600 "ricercatori" per milione di abitanti, un valore intermedio tra Egitto e Francia, ma la ricerca prodotta è assai più vicina a quella francese che non egiziana. Il che implica che i nostri ricercatori siano MOLTO più produttivi di quelli francesi, giusto?

No, SBAGLIATO.

Il punto è che (da sempre) è facile misurare l'output della ricerca pubblica: un ricercatore di una università o di un ente di ricerca fa ricerca in quanto pubblica su riviste scientifiche peer reviewed. Tutto il resto è fuffa per il nostro ricercatore, non gli servirà a fare carriera. Questo vale in Italia come in Germania.
Non è così per la ricerca privata: la ricerca privata difficilmente si concretizza in pubblicazioni su riviste, più spesso si concretizza in prodotti. O nel miglioramento degli8 stessi. O in brevetti. Tutte cose di cui i ranking internazionali non tengono conto.
Il vero motivo, quindi, per cui la nostra ricerca sembra tenere il passo di quella di Francia/Germania/UK è che noi non abbiamo la ricerca privata.

La ricerca privata abbassa la produttività media del ricercatore inglese e tedesco perché è invisibile per questo genere di classifiche.
Noi, non avendo ricerca privata, abbiamo solo un "core" di universitari la cui produttività risalta al 100% perché non è "diluita" dalla ricerca privata che sforna prodotti invisibili alle statistiche internazionali.

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