In rete trovo ancora altro materiale che scrissi anni fa, questo risale addirittura all'ottobre del 2005, verso il termine del quinquennio berlusconiano.
Ad occhio e croce, questa di Cremaschi è stata la prima crepa nel quadretto dorato della sinistra in cui all'epoca ancora mi ci risconoscevo (notevole che, 6 anni dopo, sia ancora un leader FIOM, Landini, a rappresentare l'ala più dura del contrasto al progresso ed allo stato di diritto).
Infatti questo brano riguarda esattamente il tentativo di conciliare sinistra e legalità, che all'epoca, essendo "di sinistra", avevo a cuore. Come dimostrano i fatti dei no-TAV di questi giorni, l'estrema sinistra è per natura portata all'illegalità dall'alto della sua autoproclamata superiorità morale e culturale. Inutile perdere tempo a conciliare A e non-A.
Sinistra e legalità, parte 1
Il sindacalista della Fiom Giorgio Cremaschi affermò che "legalità non è una parola di sinistra".
Dietro di lui politici e persone note, come Bertinotti, Casarini, il deputato dei verdi Paolo Cento.
La gran parte dei no global afferma questo.
E contesta la linea del sindaco di Bologna, il diessino Sergio Cofferati, ex segretario della CGIL.
Ieri uno degli ultimi atti: no global che spingono per fare irruzione in comune, e la polizia che carica. Il tutto, per questioni specifiche, ma che riportano sempre a quella frase, che rende chiaro il conflitto in corso: "legalità non è una parola di sinistra". Ma una sinistra che aspiri a governare ed amministrare, come può ignorare la legalità?
I cattolici del centro-sinistra e gli esponenti della sinistra radicale saldati assieme contro Cofferati: gli uni per un pietismo di marca cattolica e silente assistenzialismo ecclesiastico, i secondi per un innato disrispetto della legge, che ritengono assolutamente secondaria rispetto ad altre esigenze.
E' un conflitto interno alla sinistra, al centro-sinistra, che sebbene si stia manifestando per adesso solo a Bologna, è indice di uno strappo più profondo ed importante.
Da persona che si considera "di sinistra", mi sento molto toccato da questi eventi.
Da un lato, stigmatizzo la generale tolleranza verso l'illegalità. Nel momento in cui si accetta l'illegalità, ci vuole non poi tanto a sostenere che i terroristi rossi siano solo "compagni che sbagliano".
Dall'altro, sono oggettivamente perplesso quando Cofferati afferma che "le leggi vanno rispettate, compresa la Bossi-Fini, che pure ha prodotto un vuoto legislativo".
Ed intanto la Bologna profonda, di destra o di sinistra che sia, è con Cofferati.
A voi la parola
http://italy.indymedia.org/news/2005/05/795752.php
http://www.repubblica.it/2005/j/sezi...cofferati.html
http://www.repubblica.it/2005/j/sezi...e/coberse.html
Sinistra e legalità, parte 2
Il fatto è che Agnoletto ed i suoi sanno benissimo, e sono pronti ad ammetterlo, che tirare molotov e buttare giù manifesti pubblicitari sia illegale.
Semplicemente essi non accettano la legge in quanto tale.
Anni ed anni di slogan urlati hanno prodotto anche questo:
"la legge è dei padroni, fatta su misura per i padroni ---> io non riconosco il potere e l'autorità dei padroni, dunque me ne frego della legge".
E quel che mi disturba è che in minima parte io li capisco anche, ed in certe cose concordo pure.
Io ritengo la bossi-fini una vergogna di legge, ed i cpt dei centri di detenzione e di abuso mascherati.
Posso io denunciare un clandestino per farlo finire là dentro? Se qualcuno con un caterpillar sfondasse le recinzioni di un cpt, potrei io non simpatizzare con l'autore di tale gesto?
Qualche giorno fa, a Firenze, gli studenti (ahimè, io non ero presente) hanno deciso di deviare il traffico in una certa zona e di occupare il rettorato. Io sarei stao abbastanza d'accordo con entrambe le proposte, perchè ritengo che quel che sta avvenedo nel mondo dell'università sia troppo grave per non protestare, anche violando la legge come nei casi su citati, se necessario.
La legge per me è quasi sacra, ma intimamente sento (e penso che molte altre persone di sinistra la pensino come me) che essa non può essere l'unica risposta, è che sia giusto in certi particolarissimi casi violarla.
Oggi, proprio oggi, è morta Rosa Parks, una donna di colore che, nei lontani anni '50, violò la legge per affermare quello che lei riteneva essere un suo diritto. Poi, a posteriori, la legge le diede ragione.
Ma a posteriori.
Violare la legge oggi, può essere un modo per chiedere che cambi domani?
Come la pensi circa "Violare la legge oggi, può essere un modo per chiedere che cambi domani?"?
RispondiEliminaCome la pensi oggi?
In sé quella frase *può* essere vera ancora oggi, sfidare platealmente la legge *può* essere un modo per indurre una revisione legislativa.
RispondiEliminaMa *può* anche svilire completamente lo stato di diritto. Dipende dai casi e dalle modalità della sfida.
Prendi il caso di Rosa Parks: ha sfidato una legge ingiusta, ne ha subito le conseguenze ed ex-post è stata riabilitata. Ha sfidato la legge, ma ha accettato un verdetto stabilito dalla legge.
Il fatto che qua molta gente voglia sfidare la legge senza subirne le conseguenze mina le fondamenta stesse dello stato di diritto.
Rosa Parks ha riconosciuto alla legge il diritto di punirla, anche se per l'aver violato una norma del tutto discriminatoria.
Il cazzone oggi scrive "fuck the state!!1!!" con lo spray sui muri e quando lo arresti ti viene a dire che non lo puoi condannare perché è esercizio di libera espressione.
Non so se rendo l'idea.