mercoledì 11 marzo 2015

Un paio di cose sul caso Ruby...

Le discussioni sul caso Ruby sono talmente dense di menzogne che finiscono per renderti simpatici personaggi ignobili come Berlusconi o incpaci come Bersani.

Cosa di per sé incredibile.

Andare oggi sulla pagina commenti del solito FQ lascia a bocca aperta per la marea di falsità che vi sono riportate.

Mettiamo qualche punto fisso:

  1. Il parlamento non ha mai votato per dire che Ruby fosse nipote di Mubarak.
  2. La sentenza sul caso Ruby non significa che Berlusconi non andasse a puttane.
  3. La sentenza sul caso Ruby non significa che la prostituzione minorile non sia un reato in questo paese: in particolare, dal 2011 la legge è diventata più restrittiva ed oggi se Berlusconi rifacesse le stesse cose verrebbe condannato.
  4. Non è vero che in Italia sia decaduto il principio che "ignorantia legis non excusat".
    La questione, infatti, non è mai stata se Berlusconi sapesse che la prostituzione minorile era un reato o no in questo paese.
    La questione era invece se Berlusconi fosse o meno al corrente dello status di minorenne di Ruby.
  5. Tutti i reati puniti prima delle legge Severino sono reati anche a seguito della legge Severino.
  6. Berlusconi è decaduto da senatore ed è incandidabile grazie alla legge Severino.

Chi sostiene il contrario è semplicemente un (ennesimo) bugiardo.

mercoledì 25 febbraio 2015

Scalfarotto dice che il Jobs Act è di sinistra. Sbaglia, ma ha ragione.

Scalfarotto su Il Post dice che il Jobs Act è una cosa di sinistra (link).

Il Jobs Act è in primo luogo un provvedimento che riduce delle disparità arbitrarie.
La disparità più vergognosa del nostro sistema del lavoro è che due persone assunte per fare lo stesso lavoro possono ritrovarsi con tutele qualitativamente diverse.

Un tempo indeterminato è (quasi) illicenziabile, ha la tredicesima, ha la malattia, maternità, ferie pagate, cassa integrazione, mobilità, assegno di disoccupazione.
Un co.co.pro. che fa lo stesso lavoro di cui sopra non ha assolutamente nulla, e nel 90% prende anche un netto mensile molto minore.

Poi, per come si è caratterizzata la "sinistra" oggi, possiamo anche dire che il Jobs Act sia un provvedimento "di destra", in effetti.
Ma non è un insulto, anzi!
È chi è "di sinistra" che dovrebbe interrogarsi sul come mai e da quando essere "di sinistra" è diventato tutelare i fannulloni e garantire loro dei privilegi a scapito degli altri.

A new beginning

Questo blog riprende da oggi con post molto più ravvicinati e sintetici.
Il motivo?
Quello standard di un blog: raccogliere pezzi dei miei pareri, oggi sparsi tra altri blog, commenti disqus e forum.

Stay tuned!

mercoledì 20 marzo 2013

My 2 Cents on Cyprus


Innanzi tutto: "crisi" non significa nulla.
Si sono susseguite crisi economiche, strutturali, e crisi finanziarie.
Le due sono correlate e interdipendenti, ma non sono la stessa cosa.

Il debito pubblico, il deficit pubblico e la loro sostenibilità sono sotto assedio di ambedue le "crisi".
La crisi economica fa contrarre il GDP, e già di suo questo ovviamente fa aumentare il rapporto debito/GDP e deficit/GDP.
Inoltre, la crisi economica spinge i nostri stati "socialdemocratici" a sobbarcarsi spese enormi per sostenere disoccupati, famiglie impoverite e aziende bollite.
Questo è avvenuto in ogni paese europeo: dal 2008 ad oggi, tutti i paesi europei (Germania, UK e Francia incluse) hanno visto un balzo di almeno il 20% nel rapporto debito/GDP dovuto a questa combinazione di fattori.

Ovviamente, alcune nazioni sono meglio attrezzate di altre per sobbarcarsi queste spese supplementari. Chiaramente l'Italia e la Grecia che già avevano nel 2008 debiti pubblici > del 100% del GDP si sono ritrovate bollati come "poco solvibili", con tutti i problemi di rifinanziamento del caso.
Inoltre, paesi in cui il settore bancario era fuori controllo si sono ritrovati a volerlo salvare con soldi di stato: l'Irlanda ha fatto bancarotta sostanzialmente per questo motivo, si è ritrovata all'improvviso a voler ricapitalizzare banche con perdite enormi.
Lo stesso sta succedendo a Cipro, con l'aggravante che i conti pubblici di Cipro sono già in partenza meno buoni di quelli irlandesi, soprattutto per quanto riguarda il deficit pubblico.
Quindi, il disastro che stiamo osservando è dovuto ad una combinazione più fattori.
Certamente c'è stata una bolla creditizia, anzi, volendo dirla tutta, questa situazione ha avuto origine proprio da una bolla creditizia negli USA iniziata con Greenspan e scoppiata nel 2008.
Ma questo evento ha principalmente danneggiato quegli stati con conti pubblici già non-sani e con squilibri finanziari enormi (le banche cipriote muovevano soldi per un importo pari ad oltre 8 volte il GDP di Cipro fino a pochi anni fa).
Stati che hanno irresponsabilmente cercato di pigiare sul pedale dell'acceleratore (=la spesa pubblica) quando già la macchina era in riserva (=debito e deficit elevati in rapporto al GDP).
In più, alcuni stati hanno proprio cercato di accollarsi loro il peso delle perdite bancarie, salvando il sistema bancario ma al prezzo di condannare la propria nazione ad anni di austerità per poter avere i prestiti della trojka.

Queste ultime, lo faccio ben presente, sono scelte politiche: sono stati i governi a sperperare soldi pubblici nel welfare per attutire la "botta" della crisi economica (sperando così di non perdere troppi consensi).
Sono stati i governi a sperperare soldi pubblici nel salvataggio delle banche (per non perdere il voto dei correntisti).
E sono stati sempre i governi a non mettere in cantiere ieri quelle riforme (dolorose, di quelle che fanno perdere le elezioni, come capitato a Schroeder in Germania) che avrebbero consentito oggi di poter affrontare questa situazione in condizioni migliori, più vicine a quelle della Germania che non a quelle della Grecia.

Ed i governi chi li ha scelti? Il parlamento. Ed i parlamentari ce li abbiamo mandati al potere noi.
Gli errori che i governi che ci siamo scelti hanno fatto, sono stati fatti per fare contenti noi: perché continuassimo ad avere la nostra cassa integrazione straordinaria, i nostri assegni di disoccupazione, i nostri conti correnti in banche mezzo fallite.
Quindi è solo giusto che siamo noi a dover rimediare agli errori di valutazione che abbiamo fatto.
Mettendo mano al portafogli.
Come nazione in guerra, dal lato perdente della guerra, siamo collettivamente responsabili del guaio in cui ci siamo andati a cacciare.
Noi come gli spagnoli, i greci, i ciprioti.

mercoledì 14 marzo 2012

Scientific rankings are wrong on Italy!

Mi sto divertendo a scassare i maroni tra i commenti del Fatto Quotidiano. A parte le tonnellate di insulti che mi riversano contro, merita evidenziare questo post, affinché non vada perso nel marasma della rete.
Lo segnalo perché è sostanzialmente una mistificazione, non so quanto intenzionale, della realtà.
Ora vi spiego perché è una mistificazione.



I dati sulla ricerca Italia sono deformati rispetto a quelli delle altre nazioni e vi dico anche perché.

Noi abbiamo solo 1600 "ricercatori" per milione di abitanti, un valore intermedio tra Egitto e Francia, ma la ricerca prodotta è assai più vicina a quella francese che non egiziana. Il che implica che i nostri ricercatori siano MOLTO più produttivi di quelli francesi, giusto?

No, SBAGLIATO.

Il punto è che (da sempre) è facile misurare l'output della ricerca pubblica: un ricercatore di una università o di un ente di ricerca fa ricerca in quanto pubblica su riviste scientifiche peer reviewed. Tutto il resto è fuffa per il nostro ricercatore, non gli servirà a fare carriera. Questo vale in Italia come in Germania.
Non è così per la ricerca privata: la ricerca privata difficilmente si concretizza in pubblicazioni su riviste, più spesso si concretizza in prodotti. O nel miglioramento degli8 stessi. O in brevetti. Tutte cose di cui i ranking internazionali non tengono conto.
Il vero motivo, quindi, per cui la nostra ricerca sembra tenere il passo di quella di Francia/Germania/UK è che noi non abbiamo la ricerca privata.

La ricerca privata abbassa la produttività media del ricercatore inglese e tedesco perché è invisibile per questo genere di classifiche.
Noi, non avendo ricerca privata, abbiamo solo un "core" di universitari la cui produttività risalta al 100% perché non è "diluita" dalla ricerca privata che sforna prodotti invisibili alle statistiche internazionali.

mercoledì 22 febbraio 2012

Io! Io! Io!

Mi chiedono perché ce l'abbia tanto con quelli di sinistra.
Semplice: perché fino a 4 anni fa mi consideravo ancora uno di loro.
Di conseguenza, le loro pecche mi danno molto più fastidio che non quelle dei destrorsi, perché tali pecche le riconosco come intimamente mie.

Una di queste pecche, quella che più tende a mandarmi in bestia, è il far coincidere la "giustizia" con un sistema in cui io sono un "vincente".

Faccio un esempio.
Sono un sinistro e mi accorgo che la realtà fa schifo, ad esempio che è stato assunto un analfabeta come bibliotecario comunale. "Dannazione", dico tra me, "è ingiusto, il posto dovrebbe spettare solo a chi si è letto tutto Jean Paul Sartre in lingua originale!". Ma perché chi si è letto tutto Sartre in francese dovrebbe passare prima di chi si è letto, chessò, tutto Camus o tutto Joyce? Semplice, perché il sinistrorso che ha parlato non ha letto né Camus né Joyce bensì solo Sartre: quindi, siccome per lui il mondo deve conformarsi alle sue prodigiose qualità, ogni cosa che lui faccia deve essere automaticamente titolo di merito e dargli diritto a ricoprire prestigiosi incarichi, generalmente di quelli pagati col denaro pubblico.

L'esempio è grottesco, ma serve a dare l'idea: quando uno di sinistra cerca di immaginarsi il "mondo giusto", va sempre a finire che è un mondo in cui possa primeggiare.
Ritrovo questa mentalità ovunque, all'università dove vivo è ubiqua, se poi andate a giro sulla board dei commenti di quotidiani come il Fatto Quotidiano (*) e simili è anche peggio.

Il corollario a questo è che automaticamente tutti gli altri, essendo diversi da sé, sono automaticamente colpevoli di qualcosa. Infatti, se la giustizia mi dovrebbe premiare (perché nel mio cervellino ho tarato l'idea di giustizia su quello che sono e che faccio), automaticamente deve punire tutti coloro che non sono come me.
Quando sentite un sinistrorso dire che il diritto di voto andrebbe limitato (succede spesso, fateci caso), sta facendo esattamente questo: lui vale (perché lo ha deciso lui), tutti coloro che stanno sotto il cutoff deciso da lui non valgono.

I sinistri, insomma, sono pronti a farsi valutare. Ma solo da se stessi, e guardacaso sono autoindulgenti.

Di tutte le cose che credo e spero di non essere, c'è quella di essere autoindulgente.
Non mi ci vorrebbe molto a fare gli stessi piagnistei degli pseudostudenti dei cortei, che chiedono più soldi (pubblici) per scuola, università e fancazzismo. Ho un curriculum studentesco e di ricerca che mi metterebbe all'apice della loro scala di valori (o meglio, di quella che sbandierano a parole ed in cui fingono di credere). Peccato siano tutte cazzate, perché uscire da ogni livello di studio col massimo è perfettamente inutile se non sei in grado di fare qualcosa di utile.
Io lo so, l'ho capito, ed ho smesso di pigliarmi per il culo.
Questi indignados mi pare di no: vogliono vincere facile, hanno scelto una scala di valori che li metterà sempre dalla parte del giusto.

Strano com'è cambiata la sinistra. Una volta i "compagni" facevano autocritica quando la propria linea confliggeva con quella del politburo. Oggi sono tutti cani sciolti (perché "il partito" non esiste più), ciascuno con una scala di valori fatta per masturbare il proprio ego.
Cazzo, quasi (quasi!) li preferivo prima.



* Mi sto divertendo a postarci, tra l'altro. Gli insulti fioccano già dopo 10 post.

venerdì 30 dicembre 2011

Speaking truth about default

In un mio precedente post (link) rimarcavo l'esigenza per il governo Monti di operare le misure indispensabili a salvarsi (cioé scongiurare il default) nonostante queste stesse misure possanno poi in un secondo momento risultare di ostacolo.
Per i mercati questo secondo momento è difatti già arrivato. Metabolizzata nel giro di un paio di giorni la manovra, il dito accusatore si è spostato dall'elevato debito in termini assoluti alla bassa crescita (ed a breve decrescita, del 2012, stando a tutte le previsioni) che potrebbe comunque rendere insostenibili i rapporti deficit/PIL e debito/PIL.

Quindi? Cosa se ne deve dedurre, che la manovra di Monti è già un fiasco?

In realtà no, ma per capirlo è necessario conoscere la differenza tra debito e deficit. Entrambi favoriscono l'approssimarsi della bancarotta, ma in modo differente.
In soldoni, il deficit misura quanto sono sostenibili i tuoi conti hic et nunc, il debito racchiude la storia degli errori fatti anche in precedenza. Il deficit (o il suo opposto, ovverosia l'avanzo primario) è lo squilibrio tra entrate ed uscite al netto degli interessi sul debito. Il deficit crea debito, e sul debito si pagano gli interessi, e se i tassi di interesse crescono velocemente il debito diventa insostenibile e non si riesce più a finaziarsi: bancarotta.

Già in passato ho evidenziato che la bancarotta raramente sopraggiunge per l'aver raggiunto un livello di debito esorbitante. Per dirne un paio, Argentina ed Irlanda hanno fatto bancarotta nell'ultimo decennio con debito pubblici attono al 60% del PIL. Quesllo italiano attualmente è al 120% e quello giapponese è oltre il 200% del PIL, eppure allo stato attuale né Italia né Giappone hanno fatto bancarotta.

La verità è che anche con un debito medio-basso si rischia il default se il deficit è alto: un deficit alto rende l'amministrazione pubblica sempre più dipendente dai prestiti, e questo genera sospetto sulla capacità di lungo periodo di far fronte ai propri debiti.
Praticamente tutte le nazioni che nel corso della storia hanno fatto bancarotta, la hanno fatta arrivandoci con deficit altissimi e fuori controllo.

Per questo Monti fa bene a fare tutto il possibile per ridurre il deficit, perché già facendo questo si rende più improbabile la bancarotta.
Certo, è possibile che questo non possa bastare, perché anche in presenza di avanzo primario gli interessi sul debito italiano sono tali da poter obbligare il governo a fare nuovo debito per ripagare gli interessi sul debito preesistente. E' una possibilità, non si può negare.
Ma anche in questo caso è bene abbassare il debito, anzi, forse ne è la ragione principale.

Immaginiamo per un attimo lo scenario della bancarotta tipica: abbiamo un governo che non riesce a pagare gli interessi, e che non ha soldi in cassa per mandare avanti la machina pubblica senza chiedere in prestito altri soldi; soldi però che nessuno vorrà prestare perché, se non ti riesce di pagari i tuoi debiti oggi, figurarsi domani...
Ecco, azzerando il deficit questo scenario (tipico di quasi tutte le bancarotte viste fino ad oggi) non si avvererà. Perché se l'Italia azzera il suo deficit, anche se non riuscisse più a far fronte agli interessi sul suo debito, potrà comunque andare avanti da sola senza bisogno di rifinanziarsi. Se alla fine il bilanco tra entrate ed uscite (al netto degli interessi sul debito) è in pareggio, la bancarotta significa che domattina avremo ancora la macchina pubblica in funzione anche nel caso della bancarotta.

Non solo il deficit è una delle cause primarie della bancarotta, ma è anche ciò che, in caso di bancarotta conclamata, la rende ancora peggiore di quel che potrebbe essere.
Per questo è necessario arrivare al pareggio di bilancio il prima possibile. Chi non lo capisce non solo rende più probabile il nostro default, ma lo renderà anche più doloroso.