In un mio precedente post (
link) rimarcavo l'esigenza per il governo Monti di operare le misure indispensabili a salvarsi (cioé scongiurare il default) nonostante queste stesse misure possanno poi in un secondo momento risultare di ostacolo.
Per i mercati questo secondo momento è difatti già arrivato. Metabolizzata nel giro di un paio di giorni la manovra, il dito accusatore si è spostato dall'elevato debito in termini assoluti alla bassa crescita (ed a breve decrescita, del 2012, stando a tutte le previsioni) che potrebbe comunque rendere insostenibili i rapporti deficit/PIL e debito/PIL.
Quindi? Cosa se ne deve dedurre, che la manovra di Monti è già un fiasco?
In realtà no, ma per capirlo è necessario conoscere la differenza tra debito e deficit. Entrambi favoriscono l'approssimarsi della bancarotta, ma in modo differente.
In soldoni, il deficit misura quanto sono sostenibili i tuoi conti hic et nunc, il debito racchiude la storia degli errori fatti anche in precedenza. Il deficit (o il suo opposto, ovverosia l'avanzo primario) è lo squilibrio tra entrate ed uscite
al netto degli interessi sul debito. Il deficit crea debito, e sul debito si pagano gli interessi, e se i tassi di interesse crescono velocemente il debito diventa insostenibile e non si riesce più a finaziarsi: bancarotta.
Già in passato ho evidenziato che la bancarotta raramente sopraggiunge per l'aver raggiunto un livello di debito esorbitante. Per dirne un paio, Argentina ed Irlanda hanno fatto bancarotta nell'ultimo decennio con debito pubblici attono al 60% del PIL. Quesllo italiano attualmente è al 120% e quello giapponese è oltre il 200% del PIL, eppure allo stato attuale né Italia né Giappone hanno fatto bancarotta.
La verità è che anche con un debito medio-basso si rischia il default se il deficit è alto: un deficit alto rende l'amministrazione pubblica sempre più dipendente dai prestiti, e questo genera sospetto sulla capacità di lungo periodo di far fronte ai propri debiti.
Praticamente tutte le nazioni che nel corso della storia hanno fatto bancarotta, la hanno fatta arrivandoci con deficit altissimi e fuori controllo.
Per questo Monti fa bene a fare tutto il possibile per ridurre il deficit, perché già facendo questo si rende più improbabile la bancarotta.
Certo, è possibile che questo non possa bastare, perché anche in presenza di avanzo primario gli interessi sul debito italiano sono tali da poter obbligare il governo a fare nuovo debito per ripagare gli interessi sul debito preesistente. E' una possibilità, non si può negare.
Ma anche in questo caso è bene abbassare il debito, anzi, forse ne è la ragione principale.
Immaginiamo per un attimo lo scenario della bancarotta tipica: abbiamo un governo che non riesce a pagare gli interessi, e che non ha soldi in cassa per mandare avanti la machina pubblica senza chiedere in prestito altri soldi; soldi però che nessuno vorrà prestare perché, se non ti riesce di pagari i tuoi debiti oggi, figurarsi domani...
Ecco, azzerando il deficit questo scenario (tipico di quasi tutte le bancarotte viste fino ad oggi) non si avvererà. Perché se l'Italia azzera il suo deficit, anche se non riuscisse più a far fronte agli interessi sul suo debito, potrà comunque andare avanti da sola senza bisogno di rifinanziarsi. Se alla fine il bilanco tra entrate ed uscite (al netto degli interessi sul debito) è in pareggio, la bancarotta significa che domattina avremo ancora la macchina pubblica in funzione anche nel caso della bancarotta.
Non solo il deficit è una delle cause primarie della bancarotta, ma è anche ciò che, in caso di bancarotta conclamata, la rende ancora peggiore di quel che potrebbe essere.
Per questo è necessario arrivare al pareggio di bilancio il prima possibile. Chi non lo capisce non solo rende più probabile il nostro default, ma lo renderà anche più doloroso.
No, SBAGLIATO.
Il punto è che (da sempre) è facile misurare l'output della ricerca pubblica: un ricercatore di una università o di un ente di ricerca fa ricerca in quanto pubblica su riviste scientifiche peer reviewed. Tutto il resto è fuffa per il nostro ricercatore, non gli servirà a fare carriera. Questo vale in Italia come in Germania.
Non è così per la ricerca privata: la ricerca privata difficilmente si concretizza in pubblicazioni su riviste, più spesso si concretizza in prodotti. O nel miglioramento degli8 stessi. O in brevetti. Tutte cose di cui i ranking internazionali non tengono conto.
Il vero motivo, quindi, per cui la nostra ricerca sembra tenere il passo di quella di Francia/Germania/UK è che noi non abbiamo la ricerca privata.
La ricerca privata abbassa la produttività media del ricercatore inglese e tedesco perché è invisibile per questo genere di classifiche.
Noi, non avendo ricerca privata, abbiamo solo un "core" di universitari la cui produttività risalta al 100% perché non è "diluita" dalla ricerca privata che sforna prodotti invisibili alle statistiche internazionali.